Sindrome di Asperger: dove, dove, dove l'ho già sentita?...
Ok, allora...
Per prima cosa, Shiki, te lo dico subito perchè non vorrei che a capirlo più tardi una persona ci resti male:
ci sono persone che hanno l'hobby dei francobolli, chi dell'arte, chi di coltivare piante o andare in biblioteca, insomma, esistono molte "variazioni sul tema"
Io non ho l'hobby della psicologia, o meglio, riesco ad affrontare senza problemi anche una discussione con persone che abbiano studiato in quel campo, ma la mia passione principale è il capire, il conoscere come funzionano le cose, e sono affascinato dal "come" funzionano le cose:
questo puoi dirlo della serratura di una porta, così come della psiche di un individuo, sono curioso, e resto affascinato anche dai meccanismi più semplici, siano essi a molla, siano essi parte di un organismo vivente.
Quindi, a scanso di equivoci, posso provare compassione per la situazione che vivi, da un lato,
ma dall'altro non considero il tuo stato qualcosa di negativo o penalizzante, è ciò che sei, e mi affascini perchè ciò ti porta a essere quel che tu sei.
Fingere che tu non soffra (l'avevo accennato negli aggiornamenti di stato) è controproducente, e fa più male rispetto al conoscersi, o al provare a farlo, affrontando anche la verità, anche se questa fosse dolorosa come nel tuo caso.
Devo aver letto qualcosa sulla sindrome di Asperger, tempo addietro, perchè non mi suona nuova, ma non credo fosse qualcosa di approfondito, d'altro canto la psiche è una, ma le afflizioni di cui può godere sono svariate centinaia, e solo quelle conosciute.
Dal mio punto di vista, non è comunque un male, cioè... questo è un forum creativo e una community di creativi, se tu non fossi portata a questo non capisco cosa faresti qui, devi scusare questa mia schiettezza ma io concepisco la vita in soli due modi:
uno è quello di nascere in un modo e crescere accumulando traumi e problemi di cui posso prendermi cura.
l'altro è quello di nascere da subito con problemi, o predisposto a subire traumi, così da avere fin dall'inizio la possibilità di prendermene cura.
Se io nascessi già perfetto, sarebbe inutile, una vita in cui non puoi fare anche solo una cosa per migliorare te stesso è una vita di scarsa utilità.
Non capisco (e mi sembra di vedere che nessuno l'abbia ancora fatto) se la sindrome di Asperger è qualcosa di genetico, o se è dovuto a una programmazione forzata della mente, ma qualunque sia il caso, per me la possibilità di occuparsene diventa in tutti i casi un qualcosa da fare per crescere e migliorarsi.
Se vivessimo in una società matriarcale probabilmente questo ti risulterebbe più semplice, e non solo, probabilmente riusciresti a convivere meglio in presenza di simili problematiche senza dover cercare per forza di "correggerle" (quindi non solo ti accetteresti, ma anche gli altri ti accetterebbero con naturalezza)
Tuttavia, viviamo in una società PATRIarcale, e le cose qui funzionano diversamente, dal momento che va sempre identificato in tutto un
"giusto" e uno "sbagliato" o
un "vincente" e un "perdente"
La stessa scuola, che S. Nicola nelle sue lettere definiva "ottusa e crudele" non a caso, ti prepara a ciò, insegnandoti a soccombere o a vincere, a essere il peggiore o a essere il migliore, e con qualcuno sempre pronto a puntarti il dito e giudicarti.
Questo è un sistema che secondo molti "fa crescere" e "ti insegna molto del mondo" ma non è vero, ti insegna molto di "questo" mondo, cioè di questa società, sul come funziona e il come fare per essere accettati, che... è solo un modo, e non IL modo.
Non per nulla S.Nicola venne fatto santo, perchè ci sono individui che in questo modo di intendere la società riescono ad ottenere dei vantaggi, mentre altri che faticano a inserirsi, nonostante nascano e ci vengano inseriti direttamente. Spesso chi non è adatto alla società in cui vive si contraddistingue e contraddistingue il proprio pensiero, diventando un "modello"
Se si fa una ricerca abbiamo molti esponenti di questo genere, dall'antichità fino ad oggi.
La ,aggior parte dei geni avevano problemi di qualche tipo se ci si fa caso.
Questo è rivelatore di quanto le persone siano diverse fra loro, e di come le cose che vadano per la massa non vuol dire anche che vadano per tutti.
Tu stessa hai "subito" il peso di ciò che comporta, per alcuni, il vivere in questa società così fatta, che... attenzione non sto dicendo che sia "sbagliata"
sto dicendo solo che non è adatta a tutti.
Se la sindrome di Asperger fosse qualcosa di prettamente psichico, tutto ciò che ho scritto in precedenza varebbe senza esclusione di contenuti; se invece la sindrome di Asperger derivasse da qualcosa di "fisico" oltre che psichico, ciò che ho scritto varrebbe solo fin tanto che si tenesse a mente anche lo stato del "corpo" che ospita quella psiche.
Ma questo stato, anche se probabilmente fatichi ad accorgertene, non è assolutamente una disgrazia, perchè è ciò che ti permette di mostrarti al mondo.
Ci sono persone che si abbattono, il chè è facile con una depressione, ma la depressione è tale e una "brutta cosa" semplicemente perchè ci hanno insegnato che è così.
Le fasi della depressione, clinicamente, si riassumono in sette tratti:
* Impreparazione (non sei e non sai di essere depresso)
* Allontanamento (progressivamente ti isoli dagli altri o ti isolano loro per via del tuo comportamento asociale)
* Paura (ansia)
* Morte (intesa come "morte" figurata, si parla più che altro di "cambiare" sé stessi, ma per molti la depressione termina in questa fase con la morte fisica)
* Apprendimento (si comprende il proprio stato precedente)
* Mascheramento (tutti indossano sempre una maschera sociale)
* Rinascita (ci si lascia la depressione alle spalle)
Vista in un'ottica odierna questa è la "forumula" della depressione,
se però visiti una tribù indiana rimasta inalterata nei secoli questa "formula" è più simile alla "forumula" dell'iniziazione dei membri di quella comunità.
In pratica, è vero, che oggi la depressione viene considerata una malattia, ma nelle società che ci hanno preceduto, era "causata" al solo scopo di riportare alla tua mente delle consapevolezze e farti "crescere"
Gli antropologi hanno faticato, infatti,a comprendere inizialmente il senso di tali rituali, perchè la nostra società non li ha accolti.
La cosa particolare di ciò è che mentre la società patriarcale è indubbiamente una società che si "costruisce" le proprie regole, la società matriarcale utilizzava vari metodi per "mantenere le regole imposte dalla natura" e convinvere con esse.
In pratica, quella che per la società patriarcale, cioè la società odierna, è una malattia da curare, in alcuni casi INCURABILE, in realtà si tratta di uno schema del tutto naturale di apprendimento, è così naturale che inconsciamente emerge in modo del tutto incontrollato in migliaia di romanzi, occidentali e non solo.
Con ciò non voglio dire che allora non vada "curata" perchè noi viviamo in un certo tipo di società che ha bisogno di avere una certa uniformità negli individui che la compongono, voglio solo dire... che non è l'unico modo.
Sotto quest'ottica, certamente non adatta a tutti, la "depressione" acquista un senso molto diverso, e sembra diventare un passaggio obbligato per la stragrande maggioranza di noi.
Non vorrei che si pensasse che io incolpo la società per ciò, ho letto affermazioni nei topic precedenti che non mi appartengono affatto; senza dubbio io DI MIO ho un carattere e un'indole più adatte al matriarcato, non a caso sono portato per l'arte, ma...
non vuol dire che considero sbagliata questa società, nè che i problemi del mondo derivino da lei, in fondo i problemi del mondo esistono per migliorare il mondo, e anche il fatto che si sia passati a questa società (sebbene negli ultimi quattro o cinque anni siano cresciuti i presupposti per dire che stiamo iniziando il ritorno al matriarcale, tuttavia, ci vorrà moltissimo tempo ancora) ha un proprio motivo di essere e permette nel frattempo a molti di capire i valori che questa società non promuove.
Che è l'unico modo, se noi stessimo sempre bene come indvidui e nella società che viviamo, non potremmo mai capire il valore delle cose che ci circondano, o di ciò che siamo.
Indubbiamente la questione va vista con una certa filosofia, filosofia che non tutti hanno l'indole o l'abitudine di cercare nelle cose.
Tu Shiki, e come te molte altre persone, è innegabile che sia stata male, che stai male, o che comunque abbia dei solchi nel tuo animo, ma... continuando a permettere ai fantasmi del passato di esercitare pressione nella nostra vita, si sta dando importanza solo a quel che già è stato...
e non c'è nulla che faccia presupporre anche solo lontanamente che il passato abbia importanza adesso.
Quando si fa questo ci si preclude totalmente l'apertura verso il futuro, che è tipico del depresso non "vedere" un futuro.
Indirettamente ciò che la società del lavoro ha causato negli ultimi anni è stato proprio il causare privare a persone e famiglie la possibilità di vedere un futuro, ed è qui la cosa interessante, perchè si può vedere la cosa in due modi:
o una disgrazia a cui non c'è rimedio, e che bisogna aspettare che passi la crisi senza sapere se effettivamente la crisi passerà come noi immaginiamo (e se esisterà ancora una considerazione del lavoro come la precedente che abbiamo perduto)
oppure come un'iniziazione di massa.
Un modo è particolarmente limitante e negativo,
l'altro è evolutivo e positivista.
Il tutto sta sempre nel come noi percepiamo le cose, non nel come ci sono presentate o come le vedono la maggioranza degli altri.
Se tu dici "sono inutile" allora sei inutile non perchè tu lo sia, ma perchè non sei in grado di vedere "al di là" di ciò che credi di essere (ricordi gli schemi con i cerchi?)
Se sono gli altri a dire che sei inutile, sono loro che non riescono a vederlo.
A furia di ripeterlo le persone involontariamente ci programmano a pensarla in un modo o in un altro, ma è anche vero che siamo solo noi ad avere la "chiave" per guardarci dentro e sapere chi siamo, non gli altri.
Non è detto che, infatti, un terapeuta, per quanto sia onesto e ben predisposto a darti una mano, riesca nell'intento, perchè il cambiamento personale non può venire mai "da fuori" ma solo da dentro di noi.
Se cambi "occhi" cambi il modo di vedere la vita, il mondo, e te stessa.
Ma questo passaggio a suo modo "iniziatico" è qualcosa che solo tu sei in grado di permetterti, e così su due piedi... secondo me non vai male. (conosco gente che nemmeno immagini...)
Modificato da Martin Ginrai, 04 December 2015 - 22:41 PM.