Costringetemi a finirlo, almeno questo.
Importunatemi.
Per msn, per telefono, per pacco bomba.
Ma obbligatemi a finirlo.
Grazie.
CAPITOLO 1
Soldi Facili
*CLANG!*
Finalmente la roccia cedette, scivolando giù dalla parete in un rombo, e svelò il suo tesoro…
Kiron ed Irina fissarono estasiati la gemma, una pietra grezza, dagli spigoli aguzzi e nera come la pece, che sembrava riflettere una luce inesistente…
I due riposero i picconi. Kiron finì di staccare il tesoro dal muro.
“Quanto varrà?”
Chiese la ragazza dai capelli biondi e corti, gli occhioni azzurri fissi sulla gemma.
“Penso quattrocento, cinquecento monete al massimo.”
Rispose Kiron, grattandosi la nuca coperta di capelli castani di media lunghezza.
“Beh, meglio di niente!”
“Già… Ehi, che fine ha fatto Iomar?”
Irina si guardò attorno. Iomar non era con loro, o, almeno, non nel breve tratto di miniera reso visibile dalla lanterna.
“Che sia corso avanti?”
“Può darsi. Andiamo a vedere?”
Si guardarono, indecisi.
La lanterna illuminava le armature che indossavano sopra gli abiti, poche placche di metallo poste a protezione del cuore, delle spalle e del braccio armato (il destro per entrambi).
Avevano forgiato loro stessi quelle protezioni, in quanto reclute della gilda dei guerrieri.
Quel metallo era la loro divisa, e la indossavano con orgoglio.
“Neanche per idea. Sa badare a se stesso.”
Neppure il tempo di finire la frase, ed un grido riecheggiò per la caverna. Si avvicinava, e di corsa!
“AAAAAAAAAAAAAAIIIIIUUUUUUUUUUUUTOOOOOOOOOOOOOOOOOHHH!!”
I due giovani portarono istintivamente la mano all’elsa della spada che portavano legata alla cintura.
“Era la voce di…”
Non fece in tempo a finire la frase, perché un nuovo grido, ancora più vicino, la coprì.
Iomar apparve nella zona illuminata. Stava correndo verso Kiron e Irina, o meglio, verso la tristemente lontana uscita, stringendo a sé una pietra rossa simile a quella trovata dai suoi amici, ma molto più grande.
“Iomar, cos…”
Iomar passò oltre Kiron, ignorandolo completamente. Alle sue spalle apparvero presto gli inseguitori…
Non erano pesci, non erano rane, neanche leoni.
Ma avevano le pinne, avevano zampe palmate, erano dannatamente grossi, e ruggivano.
Non solo per orgoglio indossavano le armature, non solo per sfoggio portavano le spade: la miniera di Mirinus era caduta in disuso a causa degli orribili mostri acquatici che l’avevano invasa, ormai cinquant’anni prima.
“Vuoi scappare?”
“E tu?”
“Heh.”
Strinsero le mani alle else, sfoderarono allo stesso momento, aspettarono…
Entrambi i mostri ruggirono, spalancarono le fauci e saltarono contro Irina. Lei fece un passo indietro e si preparò a bloccare con la spada, Kiron piantò la sua nella bocca di un avversario, regalandogli un sorriso eterno. Quello rimasto si piantò contro la lama di Irina, che non lo lasciò tornare a terra intero.
Riposero le armi nei foderi.
Kiron rise.
“Questi cosi diventano più deboli ogni giorno che passa.”
L’altra gli fece eco.
“Già, si potrebbe quasi tornare a lavorare, in questa miniera…”
Ma un boato fece strada ad un terremoto, e li zittì, cancellando quei sorrisi…
Nel frattempo, Iomar aveva seguito le lanterne ed ormai la luce dell’uscita rinforzava le sue speranze…
Quando la terra tremò, cadde prono e gli sfuggì la gemma. Si sforzò di raccoglierla, la prese con entrambe le mani, la sollevò e sorrise,
“Trovata!”
Dichiarò, mentre alle sue spalle giungevano due figure urlanti.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!”
Gli corsero oltre. Erano Kiron e Irina.
E la terra tremò ancora, stavolta senza fermarsi.
Scartata subito l’idea di voltarsi, si rialzò di fretta, rischiando di cadere di nuovo, e corse dietro ai suoi amici.
“Aspettatemi!”
Al secondo passo, scivolò su una pozzanghera. Dannate infiltrazioni, pensò, mentre i suoi tentativi di mantenere l’equilibrio venivano messi a dura prova dai terremoti.
Non sapeva come fosse in grado di stare in piedi, ma era molto, molto, molto felice di riuscirci.
Allungò una mano verso la parete, afferrò una sporgenza, si tirò in avanti.
L’uscita sarebbe stata molto più facile da raggiungere, non fosse stato per quella pietra che si ostinava a portare con sé.
Per fortuna, qualcuno era lì ad aiutarlo.
Inaspettata e rumorosa come un tuono, la testata del mostro lo colpì al centro della schiena, ma lui la sentì dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi.
Neanche due secondi dopo (e venti metri più avanti) si stava lamentando, a terra, fra Kiron ed Irina.
“Iomar! Stai bene?!”
“Io sì. Le mie ossa no. Ouch.”
Kiron lo raccolse con un braccio, cercando di non perdere altro tempo.
L’uscita era così vicina che i ragazzi sentivano già il dolce profumo della libertà accarezzargli il viso…
Ma la mamma dei mostri non era d’accordo.
Le bastò un colpetto, un passo appena più forte, e la montagna vibrò ancora, rovesciando quintali di roccia tra loro ed il sole, ed il buio li avvolse.
Potevano quasi sentirla pensare,
Sono lenta, fra questi cunicoli, ma ora non c’è fretta.
E non avrò fretta neanche quando vi mangerò, lentamente…
“Oddiomoriremotuttimoriremotuttimoriremotuttimoriremotutti…”
“Sta’ zitto, Iomar!”
Fece Kiron, brancolando nel buio.
Portare con sé una lanterna è ovviamente un’ottima idea, se si esplora una miniera.
Peccato che nessuno avesse pensato a raccoglierne una, durante la fuga.
“E adesso?”
Miagolò Irina, mentre i passi del mostro si avvicinavano.
Nessuna risposta.
“E ADESSO?!”
Ripeté
“Ti ho sentito la prima volta! Lasciami… lasciami pensare…”
Iomar esplose. La paura accumulata nel petto gli sfondò le labbra come la schiuma di uno spumante. La sua voce tremava…
“Adesso moriamo, ecco cosa! Che volete fare, punzecchiarlo con le spade? Anche morisse lui prima di noi, poi che facciamo? Restiamo intrappolati qui, ecco cosa, tra un cadavere e la roccia! E moriremo di fame! E ci mangeremo a vicenda! Oh perché perché perché perché non sono rimasto a letto oggi?!”
Detto questo, si lasciò andare, cadendo seduto a terra.
Kiron voleva rispondergli, sottolineando che era stata una SUA idea, quella di venire a curiosare nella miniera. Soldi facili, li aveva chiamati. Purtroppo, l’unica cosa facile da trovare in quel posto era una bocca famelica ansiosa di mangiarti.
Voleva rispondergli, appunto, ma non poté, perché l’impatto del fondoschiena di Iomar sulla roccia indebolita dai terremoti distrusse il pavimento, ed un’oscurità ancora più profonda li avvolse…
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Ero indeciso sul titolo, fra "Soldi Facili", "Le Mie Ossa No" e "Vuoi Scappare?".
Che dite, ho scelto bene?