Beh Sin...
Sei un pò fuori strada, ti spiego il motivo.
Io però non ho il dono della sintesi, per cui sei avvisato. Fatto sta che quel che Testament aveva scritto in quel post era incompleto, ed è stato ampliato in seguito, penso che tu lo sappia, ma lo sottolineo ugualmente per correttezza.
Anche perchè Testament ha risposto al mio Topic, nel senso che quel che lui ha sintetizzato è quel che io ho scritto, è stato uno dei pochi ad aver cercato di tenere la cosa all'interno dei suoi binari.
Comunque...
Non è un problema legato ai libri.
Come dire...?
Se sei mai stato in chiesa? (Domanda del cavolo, ok) in chiesa comunque ci sono gli altari votivi, un'immaginetta della madonna o di qualche santo e ognuno ci appende una candelina.
In genere nelle chiese, luoghi in cui si è letteralmente circondati di icone e simboli vari sono le candele a illuminare le cose.
Oggi, certo, ci sono molte più lampadine, ed è normale, come per tutto questo discorso è una questione de "la tecnologia che avanza"
Ma per secoli, non anni, quegli stessi simboli, quelle icone erano state illuminate con le fiamme delle candele, non cn l'energia elettrica.
A una persona distratta può sembrare che non ci sia differenza, e che una luce che illumina è solo una luce che illumina, ma la realtà è che il nostro cervello si è evoluto in quei secoli a "percepire" quelle scritte, quelle immagini e quei simboli attraverso la luce di candele e torce, non di lampadine elettriche.
Il risultato di ciò è che l'immagine illuminata da una candela, ancora oggi, si imprime quattro volte di più nella corteccia rispetto a quella illuminata da una lampadina.
Tradotto significa che si "impara" quattro volte di più, che i "concetti" scritti, o rappresentati si imprimono quattro volte più rapidamente a a fondo rispetto all'uso di un'illuminazione tradizionale.
Inutile dirlo, ovviamente anche la luce diurna, solare, ha lo stesso effetto di una candela.
Leggere è importante, ma, anche e soprattutto è importante farlo fin da piccoli per sviluppare il cervello con abiltà atte a pensare.
La questione è questa:
Il cervello segue una certa curva di apprendimento, molto rapida da giovani e sempre meno veloce con l'avanzare dell'età.
Perchè?...
Perchè un cucciolo è più soggetto alla morte rispetto a un adulto, di conseguenza deve imparare più velocemente di un adulto sul come sopravvivere.
L'adulto ha invece un cervello già ricco di informazioni, per cui può utilizzare le energie in eccesso per svolgere altri compiti, limitando l'apprendimento, che... comunque è sempre costante, noi anche da vecchi e sul letto di morte non smetteremo mai di imparare.
Il cervello esiste per questo, per raccogliere informazioni, e le elabora... per esclusione.
Il percorso più breve è il più adatto sempre, la natura non fa sprechi ed opera in modo ecologico, per questo gli impulsi neurali seguono le linee di minor resistenza, perchè, se esistono è perchè si è verificato qualcosa nell'ambiente circostante che ne ha permesso la formazione, e quindi seguirle protegge te da eventuali "sorprese" in negativo nel corso della tua giornata, sono "programmi" a cui già sei predisposto.
Poi, parte di queste informazioni diventano "pacchetti" che fungono da veri e propri "switch" per il tuo dna, bloccano e sbloccano funzioni, come malattie o capacità latenti, e quando procrei questi dna modificati riscrivono dei nuovi filamenti che tengono conto di tali modifiche, e che i tuoi figli attraverso la propria esperienza di apprendimento modificheranno a loro volta.
In questo modo si evolve, ma... quel che a noi interessa non è tanto il fatto di imparare, dal momento che non possiamo "non" farlo, quanto il "come" lo facciamo.
L'esempio che ho riportato dell'illuminazione tramite una candela e tramite una lampadina serve a indicare come, che noi lo si voglia o meno, non esiste un modo per "accelerare" un processo di apprendimento, la natura ha i suoi ritmi, e se per secoli si è adattata a vedere le cose illuminate in un certo modo, serviranno ancora secoli per ottenere gli stessi risultati tramite un'illuminazione elettrica.
Il problema è che il cervello opera tramite non ricordo quante centinaia di miliardi di cellule neurali, ognuna collegata ad altre da migliaia e migliaia di filamenti, questo rende, di fatto, ogni informazione una risorsa, perchè ogni informazione è legata ad ogni processo, ad ogni altra in noi contenuta.
Ad esempio, la demenza senile in età avanzata si manifesta sempre e comunque, ma se la demenza ti arriva a centotrentanni e tu ne campi centodieci, è ovvio che si penserà che tu non avevi problemi.
E' solo un'asticella che si sposta, e la distanza di questa asticella viene programmata da quel che hai fatto e appreso prima.
I farmaci per diminuire l'incidenza della demenza possono farti guadagnare qualche mese, ma gli studi scientifici hanno dimostrato che parlare due lingue fin dall'infanzia "sposta" l'asticella di ben cinque anni in avanti.
Quindi due cose totalmente slegate fra di loro, si influenzano a vicenda. E questo lo poi moltiplicare pr ogni singola informazione che possiedi, tutto quel che sai influenza tutto quel che sai, e che puoi fare.
Un neurone modifica il proprio aspetto una volta al giorno, cioè... al giorno un filamento neurale si può modificare in più punti, ma solo "una" volta al giorno, e questo muta di conseguenza anche il neurone stesso e il modo in cui trasmette le informazioni.
Ma tu non hai "un" neurone, ne hai un cento miliardi.
Per cui tu ogni giorno senza saperlo cambi cento miliardi di volte, non una... prova a immaginare la portata di un simile cambiamento sulle attitudini di un essere umano.
Tu parli di lettura, ora... questa è una cosa che non è detto che tu abbia sviluppato da giovane, ma che tu l'abbia sviluppata in seguito, come nel mio caso, io ho iniziato ad apassionarmi alla lettura solo alle superiori.
Imparare "adesso" da adulti, non ti è utile ad arginare un problema di demenza, ti è utile però se lo fai da bambino, se da sempre lo fai.
In pratica, questa cosa non riguarda tanto "noi" o meglio... ci riguarda, senz'altro, ma quel che in noi è stato scritto nell'infanzia è stato scritto ormai; i tuoi modi di fare i tuoi atteggiamenti il modo in cui parli, ti muovi, respiri, e pensi, è stato già deciso, per ciò che riguarda te, e cambiarlo adesso non è "impossibile" ma prevederebbe un lungo lavoro su te stesso che quasi nessuno è disposto a fare, anche perchè, ce se ne sarà accorti, di quanto poco questi argomenti vengano affrontati al nostro "livello".
Ma in sé, leggere anche solo "oggi" e anche solo la saga di Twilight, per dire, non contribuisce ad "avvicinare" eventuali patologie degenerative, questo è chiaro.
Questo sia che tu lo faccia dalla carta, sia che lo faccia da un Ebook, nei quali casi cambierebbe solo l'incidenza, il "peso" delle informazioni ricevute.
Tuttavia, nel caso di testi "dinamici" cioè testi ricchi di link a cui accedere per approfondire le informazioni mettendole a portata di un click, l'apprendimento ne risulta compromesso, ed incide dello spostare sempre piùvicina quell'asticella di cui sopra.
E qui sta il problema... perchè a ben vedere Internet non è forse un immenso testo dinamico con cui puoi interagire?
Se tu di tuo già conosci delle cose, puoi utilizzare internet o i motori di ricerca, e questo in qualche modo ti diventa utile, velocizza il tempo che impiegheresti a raccogliere risorse, atenzione... il "tempo per raccogliere risorse" non "il tuo apprendimento"
E questo solo se però già possiedi quelle informazioni.
Purtroppo si è già studiato e visto come il cervello sia restìo a mantenere le informazioni raccolte dalla rete, e ad attribuire loro delle scale di valori di importanza rispetto alle informazioni raccolte attraverso le esperienze dirette.
Se ai miei tempi dovevi fare una ricerca dovei saltare di libro in libro, raccogliere frasi e capitoletti di informazioni, o immagini per creare una relazione coerente, scritta a mano e a suon di "pritt"
Tutto questo non solo era "esperienza diretta" (manipolazione delle cose) ma anche era caratterizzabile da un interesse reale, a te "serve" quell'informazione e spendi risorse, energie, tempo per trovarla e inseririla nella relazione.
Con Internet questo "interesse" scema, l'interesse che proviamo nell'approfondire un argomento è nè pù nè meno che quello di qualunque altro, perchè ciò che si sacrifica allo scopo del raggiungimento di quell'informazione è sempre lo stesso "gesto"
E questa è tutta l'esperienza che permette di fare, un'informazione che di suo, una volta imparata non porta a nient'altro.
In sé è chiaramente un problema più ampio della tecnologia, dei tablet dei computer dei telefonini delle tv o dei giochi elettronici, ma lo è perchè è un problema legato all'apprendimento.
Noi, o per lo meno, molti di noi sono "tutelati" parzialmente da come sono cresciuti, da quel che hanno imparato nei primi anni di vita, in cui il progresso tecnologico comunque per quanto elevato non aveva ancora influenzato la massa così come oggi accade.
E questo ci rende tutelati nel senso che per noi la demenza arriva "dopo" cioè... in base al nostro apprendimento possiamo basarci su un piedistallo più alto da cui guardare la situazione.
Al contrario l'apprendimento delle nuove generazioni è ben più debole, se da un lato anche la medicina fa passi da gigante nell'allungarti la vita, è il sistema di apprendimento utilizzato oggi che potenzialmente favorisce quegli anni extra mettendoti a rischio di patologie degenerative.
I media sono uno specchietto dei tempi in cui viviamo, i programmi e i contenuti sono il riflesso di quello che va per la maggiore, io... e credo che molti la pensino come me, non ricordo in vita mia un bombardamento così assurdo e incessante di "gossip"
Ai miei tempi il massimo del Gossip era Novella 2000 e già nominarla era quasi un tabù, sembrava sortire l'effetto di dire "le ore mese" era uguale.
Quindi si, anche questa tendenza generale è di certo collegata al modo in cui le generazioni fra la nostra e l'ultima vigente hanno appreso e vissuto, su questo non c'è dubbio, ma... il problema è che anche continuare a puntare sul gossip, perchè come rete televisiva devo trasmettere quello che la gentevuole vedere, contribuisce al rendere più stupide le persone.
In realtà è un meccanismo da cui non si sfugge, ma... appunto in quanto maker mi chiedevo allora cosa fossimo noi in potere di fare per limitare il danno da noi inflitto, perchè, che noi si faccia il gioco o si spinga alla ludica, faremmo del male, e che noi non si faccia nula faremmo del male comunque.
Quindi come fare per "fare del male" ma gettando delle basi "pop-culturali" che in futuro possano aiutare a riequilibrare questa situazione?
E' vero che gli adventure non piacciono a tutti, ma... questo è sintomatico di questa situazione. Ai tempi dell'uscita di Monkey Island (anche prima, in verità) gli adventure erano la punta massima di grafica, idee, programmazione, innovazione a cui un videogame casalingo potesse puntare.
Se oggi è il Candy Crush è dovuto non al fatto che essi siano superati, ma che la situazione ntorno è degenerata.
E... se il problema fosse solo legato al gusto di un genere videoludico, o editoriale, rispetto a un altro, non sarebbe un vero problema.
Ma la scienza ci dice che il rischio è ben maggiore, o meglio... non è un rischio, è un dato fattuale, è reale, solo che non ci ha ancora colpiti come ha fatto in altre parti del pianeta.
Non voglio dire di fare degli adventure, ma se il problema è "l'esperienza" per quanto sia limitata rispetto alla realtà quella offerta da uno schemo, come fare per poterla arricchire e rendere meno lesiva?
Non mi importa se il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno, voglio dire "noi" nella nostra posizione cosa possiamo fare concretamente?
Modificato da Martin Ginrai, 09 June 2018 - 19:02 PM.