Delirium Tremens
Attenzione: per contenuti e narrazione, la lettura di questa storia è sconsigliata a: moralisti; filosofi; professori di italiano; professori di religione; operatori ecologici; Chuck Norris; professori di matematica; critici; chi cerca storie con filo logico; ciechi; sacerdoti; bidelli; possessori di sanità mentale; DJ Francesco; Ispettore Derrick; Chi non ha letto tutta questa lista. Grazie per l’attenzione.
CAPITOLO UNO
Argh!
Titubante ed incuriosita, Rachel infila la cassetta nel videoregistratore, e preme il tasto Play. Dopo un po’ di statica, le lugubri immagini iniziano a correre di fronte ai suoi occhi stupiti. Mano a mano che la riproduzione prosegue, la tensione aumenta, e sempre più è convinta dalla veridicità delle voci…vede una scala, una sedia…qualcuno che estrae un filo dalla propria bocca…infine, un anello.
La malinconica immagine di un lontano anello di luce…
Dopodiché, la cassetta finisce, il rumore dello stop fa sobbalzare Rachel, e lo schermo torna nero.
E poi il silenzio.
A lei non sembrava di essere diversa…che fossero vere, le voci su quella cassetta?
Ma no, solo fandonie, leggende metropolitane. Ah! Per un attimo, ci aveva quasi creduto!
Si rialzò, pronta ad uscire. Ma…
Driin….Driiin…
“AARGH!!”
Hm? Perché si era fermata? Perché non poteva rispondere? Dopotutto, era solo una leggenda…
Driin…Driin…
Lentamente deglutì, e poggiò la mano sul ricevitore…
“Glom!”
Lo sollevò fino all’orecchio…
“…sette giorni…”
“AAARGHH!!”
Driin…Driin…
“AAAAAAAAAARRRRRRRRRGHHHHHHHHHH!!”
Vinz e Rust cadono dalle sedie, facendo volar via i pop corn. Si abbracciano e guardano con terrore il telefono, sulla scrivania, fra le pile di carta, che suona.
Accortosi dell’abbraccio, Vinz subito spinge via Rust, con aria superiore. Quest’ultimo sbatte la testa sul mobiletto del televisore. “Poco male, tanto è vuota”, pensa Vinz.
Cammina nella stanza, caotica e polverosa, fino al telefono e, non senza paura, risponde.
“S-sì. Pronto. Vinz e Rust, detective privati! Siamo in grado di trovare un gatto nero che non c’è in una stanza buia senza finestre! Dica pure!”
La voce di donna dall’altro capo risponde:
“Sette giorni…”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRGHHHHHHHHH!!”
Vinz lancia la cornetta verso la finestra semiaperta, centrando il vetro della parte chiusa, sfondandolo.
Rust allarmato torna in piedi e si lancia all’inseguimento del ricevitore, inciampando nella sedia capovolta, e rovinando sulla scrivania tarlata, che non regge il peso e crolla facendo volar via impressionanti quantità delle carte impilate su di essa.
Il ricevitore intanto precipita, tira il cavo, e trascina con sé il resto del telefono. Incredibilmente la presa regge, ma il cavo, insolitamente solido, non si spezza, ed esce dal muro, disegnando il suo percorso intorno a tutta la stanza.
“Ma…Ma…”
Vinz osserva impotente il cavo che fa precipitare la libreria, la televisione, due quadri, uno specchio, il cappotto, la cassaforte!
“…È contro ogni legge della fisica!”
La voce di Rust, ovattata dalla spaventosa quantità di carta che lo sommergeva dalla testa alle ginocchia, dice:
“Chi era al telefono, Vinz?”
“Un cliente…”
“Un cliente?! È il primo da mesi!!”
“Hai ragione! Non possiamo perderlo!”
Così Vinz si fionda fuori dalla stanza spalancando la porta (e rompendone il vetro). Lascia la porta aperta. Dopo circa cinque secondi, torna indietro per chiuderla. Corre fino all’ascensore, toglie il fastidioso foglietto piazzato sulla pulsantiera, e preme il tasto per chiamarlo.
Preme il tasto per chiamarlo.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
L’indicatore dei piani segna 2…lui è al 5° piano…
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
L’indicatore dei piani segna 3…lui è ancora al 5° piano…
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
L’indicatore dei piani segna 4…lui è ancora al 5° piano…
Decide di aver atteso abbastanza, e si fionda verso le scale. Scende il primo scalino, DLIN DLON! Le porte dell’ascensore si aprono.
Torna indietro di corsa, pronto ad entrare.
DLIN DLON!
Le porte dell’ascensore si chiudono.
Vinz dà una facciata impressionante contro le porte.
Tenendosi il naso pronuncia epiteti irripetibili, indietreggia, quindi stringe i denti e torna all’attacco.
“APRITI, MALEDETTO!”
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
Preme il tasto.
DLIN DLON!
Le porte si aprono.
“Oh ! FinalmenteeeEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHH!!”
Vinz precipita nella tromba dell’ascensore, per cinque piani, prima di piantarsi al primo piano sotterraneo (forse un po’ più in basso).
Il foglietto, con su scritto “GUASTO” gli si posa sul naso.
Talmente incazzato da spaventare la gravità, scala il cavo dell’ascensore fino al primo piano dove, a mò di Hulk, distrugge le porte e finalmente è nell’atrio.
Esce fuori e localizza la cornetta del telefono, che penzola ad un metro e cinquanta dal suolo. La prende.
“Pronto! Pronto! PRROOOONNTOOOOO!! No, no, non riattaccare! Per favore, non puoi aver riattaccato! NNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
La voce di Rust gli dice, dall’alto:
“VIIIIINNNZZ!! STAAAAI TENEEENNNDOOO IL TEELEEEFONOOO AAAAL COOOONTRAAARIOOOOOO!”
Vinz nevrotico gira la cornetta, “PRONTO!”
Silenzio.
“È sempre così aggressivo, con tutti i suoi clienti?”
“Beh, sì, cioè, no, eh, ecco, cioè…”
“Su, su, lasci perdere, le illustro la questione. Dicevo, da sette giorni…”
“AAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRGHHH!”
E se la dà a gambe nei vicoli.
MIGNOLO
Capitolo uNNo
Capitolo due
Capitolo...eh...tre!