[Per NONO, ARLETTE, DARTH e GLYIN]
Dopo qualche breve istante in cui non sapete decidervi in che ordine farlo, entrate tutti quanti nello Studio, che è buio. In principio non sapete distinguere nulla nell'oscurità, ma man mano che gli occhi si abituano alla tenebra, potete iniziare a vedere qualcosa della stanza.
Vi trovate in una stanza più grande della sala di attesa di almeno la metà, e decorata con più eleganza. Alle pareti ci sono numerose librerie, e diversi quadri sono appesi ai muri tra libreria e libreria. I vostri piedi calpestano un pavimento soffice e morbido, e capite di stare su un tappeto. Tranne le librerie, non scorgete molti altri mobili, tranne forse il più importante: in fondo alla vostra sinistra, entrando, scorgete una scrivania, più grande di quella della segretaria, e meno affollata di fogli e libri. Davanti alla scrivania ci sono due comode sedie per i clienti del notaio, e alla parete dietro la scrivania, e dietro la poltrona del notaio, ci sono le due librerie più grandi, e tra di esse il quadro più largo.
Ci sono due finestre, nella parete in fronte alla vostra: una in corrispondenza alla scrivania, e l'altra situata, specularmente alla prima, in fondo alla vostra destra. Le finestre sono coperte da tende oscuranti.
Non appena entrate, siete un po' disorientati dall'oscurità. Il professore, però, una volta chiusa la porta alle vostre spalle - a doppia mandata -, si dirige verso la finestra della scrivania e scosta leggermente, e non aprendola completamente, la tenda oscurante. Nella stanza si diffonde una penombra, causata dalla luce solare all'esterno, di certo non illuminando a giorno la stanza come la sala d'attesa dietro di voi, ma almeno permettendovi di vedere meglio tutto lo studio e di apprezzarne l'arredamento. Come conscio dell'insufficiente illuminazione, il notaio trae dalla sua tasca un fiammifero, col quale accende i due candelabri sulla scrivania. Attorno al banco si crea una bolla di luce, che illumina per bene la scrivania, ma lascia il resto della stanza nella penombra.
Il notaio si siede alla poltrona della scrivania, e vi fa cenno di avvicinarvi alla scrivania. Sulle sedie vanno a sedersi Nono ed Arlette, mentre i due maschi rimasti non possono che restare in piedi, attorno alla scrivania.
È in questo momento, forse, che vi sareste aspettati un lungo discorso, da parte di Lioroshan, su chi sia lui, sui motivi per i quali vi ha chiamati, e su come sia possibile che un notaio di un villaggio qualsiasi di Milea conosca i vostri nomi.
Ma il notaio fa tutt'altro che parlare. Egli posa sulla scrivania la borsa che portava fino a quel momento a tracolla - la borsa che Glyin aveva notato, non appena lo aveva incontrato -, e, presa una chiave dal cassetto della scrivania, apre il lucchetto che la chiudeva.
Dalla borsa tira fuori diversi oggetti.
Il primo è un diadema, un diadema annerito. Sembra che il gioiello abbia attraversato mille disavventure e si sia consumato per l'usura. Potete notare diverse notevoli ammaccature su di esso, che quasi rendono incomprensibile il disegno che lo adornava un tempo.
Il secondo è un anello con sigillo. Anche l'anello è ricoperto da graffi e sembra abbia i suoi anni d'età, ma questo è meglio tenuto del diadema. Il sigillo vi è ignoto, o almeno non vi ricorda nessun sigillo che abbiate visto. I nobili tra di voi, che han vissuto in mezzo alle questioni araldiche, possono riconoscere, da certi dettagli del sigillo, la sua provenienza da parte di una famiglia di maghi. Il portatore di questo anello non poteva che essere un mago, o qualcuno che ha avuto a che fare con i maghi.
Il terzo oggetto è un libro, un libro molto spesso, alto almeno quattro centimetri. La copertina in pelle conciata è rosso bordeaux, molto consumata, e non reca nessun titolo. Le pagine in carta spessa sono ingiallite: dai lati, sembra che il libro sia stato aperto e chiuso innumerabili volte. I bordi sono macchiati da qualche gocciolina di inchiostro. Potete dedurne che il libro è un manoscritto di qualche sorta.
Il quarto ed ultimo oggetto è un bastone: o almeno, i suoi resti. Il notaio posa sulla scrivania tre diversi pezzi, di lunghezza variabile, dello stesso identico bastone, irrimediabilmente spezzato. Potete distinguere bene, nei suoi resti, tuttavia, che il bastone non era un comune ramo, ma un'arma di qualche tipo. La superficie esterna è nera e levigata, e lucidata in alcuni punti più consumati di altri - sui quali, la mano del portatore era più solita portarlo. Su tutta la superficie del bastone, è incisa profondamente una sottile trama di rune di qualche tipo, formanti un testo che non siete in grado di tradurre.
Alla visione di questi oggetti, forse qualche ricordo vi ritorna in mente - ma prima ancora che possiate esprimere i vostri pensieri, il notaio estrae dalla borsa un documento, un voluminoso foglio in carta pesante, redatto finemente in inchiostro rosso scuro, e sigillato da tre diversi sigilli. Il notaio rompe i sigilli, spiega il foglio e, inforcati un paio di occhiali, abbandonata ogni informalità nella voce, vi recita il contenuto, a voce alta e professionale, dicendovi:
PARLA: - Siete stati convocati qui, oggi, per ascoltare le Ultime Volontà e il Testamento di Nethernaza-Eshtane sil Deriadrim, comunemente chiamato... "Nathern".
[Per LYRIEL]
Sei rimasto da solo nella stanza. La segretaria, raccolte tutte le tazze vuote, è ritornata dietro la muraglia di scartoffie della sua scrivania senza dirti nulla. Non ti vede, né si cura più di te.
Ti ricordo la conformazione della stanza:
Alla tua sinistra ci sono due porte, una più ornata, probabilmente quella dello Studio vero e proprio del notaio. L'altra, la più vicina a te, è più blanda. Probabilmente porta ai servizi igienici. Di fronte a te, dall'altro lato della stanza, c'è la scrivania della segretaria. Alla tua destra, la porta d'ingresso e la vetrina dello Studio, dalla quale puoi osservare bene i movimenti di ogni passante.