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Screen Contest #90

Kamikun






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Terre Dimenticate

    Silver Element
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#1 Inviato 20 November 2006 - 22:37 PM

IMPORTANTISSIMO
In questo topic potranno postare solo gli iscritti al racconto ovvero:
-Silver Element
-Blake
-7oni
-Kuchizotchi
-Lord Bel

Per gli eventuali commenti alla sotria si potrebbe aprire un topic apposta per i commenti se i Mod consentono.

Alcune cose da dire prima di iniziare a scrivere.

Alcune regole, poche, necessarie, poichè altrimenti potrebbe venire fuori un gran macello.

1- Fate agire solo il vostro pg, e non quelli degli altri; se proprio ritenete necessario far agire un pg di un altro, prima chiedetegli il permesso!
2- Fate post di "almeno" 6 righe
3- Se non vi dispiace non postate la vostra firma, così la storia è di più semplice lettura

BUON DIVERTIMENTO!


Ora si inizia a scrivere seriamente!
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Era mattina nelle Terre Aride, ed il sole si alzava sull'orizzonte piatto. La luce ben persto fu troppo accecante per permettere a Devan di tenere gli occhi chiusi.
Aveva dormito in una locanda di un piccolo villaggio nelle Terre Aride, chiamato Mote, era a qualche giorno di cammino dalla capitale della regione. La locanda era la struttura più grande di tutto il villaggio e probabilmente anche la più moderna, se così poteva essere definita.
La luce filtrava forte dalla finestra aperta, e colpiva Devan in pieno volto.
Il ragazzo si alzò dalla piccola brandina in legno e si stropicciò gli occhi. La stanza era piccola ed il mobilio era talmente rovinato che ormai non si distingueva nemmeno più il colore dell'oggetto.
L'aria che filtrava da fuori era fresca, ma ben presto si sarebbe riscaldata o meglio il sole ed il riflesso della sabbia l'avrebbe riscaldata.
Devan si vestì, si regolò l'arma al braccio e scese nella sala comune della locanda.
Già di buon mattino i soliti ubriaconi erano al banco, pronti a scolarsi la loro dose mattiniera di birra o vino.
"Feccia" pensò con disprezzo mentre li guardava scendendo le scale in legno "Gente del genere, che non ha uno scopo nella vita non merita di esistere".
Evitando accuratamente gli sguardi della gente si avvicinò al bancone e chiamò la donzella che era intenta a lavare alcuni boccali. Era una ragazza bionda che ad occhio e croce avrebbe potuto avere diciassette o diciotto anni. Indossava un vestito verde lungo e sopra un camice bianco da bar. Mentre Devan le parlava lei lo guardava con un sorrisetto malizioso.
-Qualche novità Anaia?-
-Niente di particolare, nessuno con taglie grosse si fa vivo in queste zone. Ormai sanno che giri da queste parti.- rispose la donna
Devan rimase impassibile e continuò a parlare
-Qualche consiglio?-
Anaia assuse un espressione pensierosa e solo dopo qualche minuto diede una risposta
-Forse verso la capitale potresti trovare qualche pesce grosso-
-Andrò da quella parte allora-
Mise alcune monete d'oro e argento sul bancone e poi si allontanò salutando la donna con un cenno della mano
-Stai attento Eve!- disse mentre il ragazzo si allontanava
Lui non rispose, ne fece alcun gesto per segnalare alla ragazza di averla sentita. Lei da dietro il bancone imprecò in un dialetto delle Terre Aride e ritornò al suo lavoro.
Fuori faceva ancora freschetto, nonostante il sole fosse già un bel pezzo sopra l'orizzonte. Devan si diresse verso l'uscita del villaggio.
"Forse prima di mezzogiorno riesco a raggiungere il piccolo villaggio di Sona, che dista più o meno tre ore di cammino..." pensò mentre si incamminava tranquillamente verso le dune di sabbia. Sapeva orientarsi nel deserto delle Terre Aride, ormai lo conosceva.

Modificato da Silver Element, 21 November 2006 - 14:01 PM.


    Blake
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#2 Inviato 20 November 2006 - 23:03 PM

Un gran bagliore e fulmini annunciarono l'entrata in scena del ragazzo stregone.
Scaraventato nella locanda da una forza magica, rovinò sul pavimento rimbalzando un paio di volte, prima di finire a pancia all'aria.
Il portale da cui era passato si riassorbì, scomparendo.
"Phew!"
Esclamò il ragazzo.
Quindi si rialzò di scatto, pulendosi subito gli abiti con la mano.
"...uff...phew...Sapevo che non avrei dovuto leggere ad alta voce quella pergamena..."
Intanto iniziò a guardarsi intorno, inarcando schiena e collo.
Tutti i presenti lo guardavano allibiti, ma a lui non importava.
"Vediamo, vediamo, dove sono capitato..."
Gli cadde l'occhio sulla carinissima oste, e decise di lasciarcelo per tempo indefinito.
"...Hmm. Non lo so, ma è sicuramente il posto giusto!"
Saltò su uno sgabello, batté la mano sul bancone, ed esclamò a gran voce:
"Ehi, bella! Portami un bicchiere di...di..."
Si guardò ancora intorno. Ancora tutti gli occhi erano puntati su di lui, ed era l'unico ad emettere suoni.
"...che si beve, da queste parti? Birra? Avete qualcosa di buono? Una specialità del luogo?"
Anaia gli si avvicinò, intimorita ma curiosa. Gli disse:
"Beh, siamo nelle terre aride..."
"Ah, ok, ho capito. Allora facciamo che..."
Prese in mano un borsello di cuoio e lo agitò, facendo cadere sul legno diverse monete d'oro.
Anaia sgranò gli occhi: da anni non vedeva tanti soldi tutti insieme.
Rok la guardò negli occhi, mosse con un dito la prima delle monete, e disse:
"...con questa, mi porti la tua bibita preferita..."
Mosse altre due monete, con altre due dita.
"...con queste, ne offriamo un giro a tutti i clienti..."
Prese le rimanenti, e le ripose nel borsello.
"...e con il resto, spero di poter comprare almeno quattro parole faccia a faccia con i tuoi incantevoli occhi."
Si levò un coro esultante, tutti alzarono i bicchieri e brindarono allo sconosciuto ragazzo.
Lui rise, divertito. Prese qualche simpatica pacca sulle spalle.
Lei gli disse, avvicinandosi, poggiando i gomiti sul bancone:
"Ahahah! Credimi, non mi dispiacerebbe, ma sono già impegnata!"
"Peccato! Possiamo parlare lo stesso, finché bevo?"
"Ma certo, ...come hai detto di chiamarti?"
"Und'rako Seremworath Gooblekins"
Notò lo sguardo, a metà tra l'incredulo e lo spaventato, dell'oste. Ci si era abituato, ormai.
"...ma puoi chiamarmi Rok!"
"...meglio. Va bene, Rok. A tra poco, ora ho una ventina di clienti da dissetare!"
"Aspetterò con ansia. Con molta ansia."
Si lasciarono con un sorriso.
Quando Anaia ebbe finito di portare da bere a tutti i clienti, tornò da Rok, con un enorme bicchiere pieno di un liquido bianco.
Rok lo guardò perplesso.
"Cos'è?"
"Latte. È la mia bibita preferita."
"Oh."
"Ahahah! Dovresti vedere la tua faccia! Tranquillo, non è latte, ma una nuova bevanda di mia invenzione. Si chiama White Storm. Assaggialo, su."
Titubante Rok portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò.
Fu come ingoiare fuoco vivo.
Tossì e sputò il liquido, fra le risa di Anaia e dei clienti. Lei continuò:
"Ah, già, è un po' pesantuccio...specie per i ragazzini!"
"Sput...coff...Ragazzino?"
Tuonò Rok.
"Te lo faccio vedere io...il ragazzino..."
Cadde il silenzio.
Rok sollevò ancora il bicchiere, ed iniziò a trangugiare il White Storm, lo buttò giù tutto, alla goccia. Quindi posò violentemente il bicchiere sul bancone, e si pulì la bocca con la manica.
Aveva gli occhi lucidi e la faccia rossa più dei capelli.
"...Visto...? Non...sono...un ragazzino!"
Anaia, sbigottita, pensò: "Tre secondi. Gli dò tre secondi al massimo."
Rok continuò a parlare.
"Allora, succede niente di interessante, qui intorno? Sapete, sono in cerca d'avventura e..."
Svenne sul bancone, ronfando e sbavando.
Anaia sospirò e scosse la testa, ridendo.

    Lord Bel
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#3 Inviato 21 November 2006 - 14:56 PM

Chiedo perdono per le varie scorrettezze ortografico-grammaticali.
Non sono mai stato un buon scrittore.


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Il sole non era ancora sorto, quella mattina, quando Maureen si incamminò verso il villaggio di Sona. Chitarra in spalla, pronta ad un'altra giornata di Lavoro e ricerca. Sperava di trovare in quel villaggio alle porte del deserto un mentore musicale, che avesse potuto affinare le sue abilità nella magia della musica. Ma poichè la ricerca non era andata a buon fine nelle città vicine, ormai aveva perso la speranza.
Arrivò alle porte del villaggio di Sona proprio mentre il sole iniziava a comparire all'orizzonte, un orizzonte piatto, una grande e sconfinata distesa di sabbia e morte. D'altronde, non erano chiamate per niente "Le terre Aride".
Le venne in mente quando l'aveva attraversata...
"Brrr, meglio non pensarci più" si disse tra se e se, proseguendo per l'entrata.
Arrivata alla piazza del villaggio, notò che era meno "vitale" di quanto sperasse. C'era poca gente per strada, e quei pochi presenti erano così stanchi che sembravano stessero in piedi solo per magia.
"Il che potrebbe anche essere" pensò Maureen, riflettendo sul da farsi. Decise di recarsi alla locanda del villaggio, chiedendo una camera e qualche informazione. Non era molto distante, e impiegò poco a raggiungerla. Nonostante ciò, notò [ormai senza stupore] che tutti, al suo passaggio, volgevano lo sguardo verso di lei. Certo, accadeva sempre così: i suoi panni erano ridotti a degli strofinacci, le sue scarpe estremamente logore... ma la sua bellezza allibiva lo stesso chiunque.
Ormai ci aveva fatto l'abitudine, ma ancora questo comportamento degli altri uomini le dava fastidio. E' più volte capitato, infatti, che lei si fosse imbattuta in qualche malintenzionato intento ad abusare di lei. Ma Maureen non l'ha mai permesso, grazie alla sua agilità e alla sua musica.
Arrivò alla piccola locanda. il "Destriero Zoppo". Si presentava come un locale piccolo, sporco e di sicuro poco costoso. L'ideale per Maureen, che non vantava di certo per la sua ricchezza.
Entrò nella locanda, e fu sorpresa di notare che era vuota. Al bancone c'era un uomo sulla sessantina, pelato, ma con una barbetta degna di un pirata.
Maureen si avvicinò cautamente.
- Mi scusi... Mi sente? - chiese Maureen.
L'uomo, in tutta risposta, continuò a dormire.
"Uffa... guarda te..." pensò la ragazza.
Decise di andare nella camera a piano terra senza svegliare il cassiere. Avrebbe pagato il tutto più tardi, comodamente.
Ora doveva solo riposare, poichè quella notte non aveva dormito, e la stanchezza iniziava a gravare sulle sue spalle.
Appoggiò la chitarra a fianco del letto, e si distese su quest'ultimo.
"Oh... ti prego... Grande e potente Signore... fa' che io possa incontrare un mentore, o che io abbia un segno di qualsiasi tipo! E' un anno che vago inutilmente... chissà dove andrò a finire..." pregò Maureen, prima di socchiudere gli occhi ed entrare nel regno di Morfeo.

Modificato da Lord Bel, 21 November 2006 - 19:00 PM.


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#4 Inviato 21 November 2006 - 19:03 PM

Ancora, di nuovo, un'altra fitta allo stomaco... Non ne poteva più, ed erano giorni che non mangiava.
Da quando aveva messo piede nelle terre aride, la fauna era pressocché sparita, e ciò ha significato niente più cibo per Urk...
Il mondo cominciava a girare intorno a lui, l'equipaggiamento si faceva ogni passo più pesante, e iniziava a notare che aveva anche le allucinazioni... In mezzo a questa notte vedeva delle luci, quindi strabuzzò gli occhi, ma le luci non svanirono. Mise a fuoco le immagini, e un mare di emozioni lo travolsero.

Ci credeva. Ci credeva sempre. Ogni volta, entrava in un villaggio umano, e le uniche reazioni che persone avevano erano due: o scappavano, o lo rincorrevano con le armi.
Da principio non capiva il perché di questo comportamento, ma dopo qualche anno di vagabondaggio, si convinse che la sua razza non è mai stata in buoni rapporti con le altre. Ma lui era diverso. Se lo ripeteva ogni giorno. Sperava che qualcuno lo avrebbe accettato un giorno. Ma se non avesse trovato la sua casa per il mondo, allora sarebbe ritornato nella foresta, a vivere con gli animali, le razze più nobili che conoscesse.

Una piccola precauzione. Copriamoci il volto, si disse, calando un grosso cappuccio sopra la testa per coprire i suoi lineamenti. Con una buona dose di fortuna, nessuno si sarebbe accorto del colore "diverso" della sua pelle, e avrebbe potuto recuperare un pasto per saziare il suo stomaco.
Così una figura ammantata e enorme, entrò nel villaggio, probabilmente "Sona" visto la scritta su un grande cartello presso l'entrata, e si diresse presso la prima costruzione con un insegna invitante. Quivi entrò, e a quanto parve, fu tanto brusca la sua entrata, che svegliò l'oste, facendolo cadere giù dalla sedia.
Un attimo dopo si rialzò di scatto, e sgranò gli occhi nel vedere il colosso che gli si parava di fronte.
- Stavo meditando... Mi dica.. - disse con un filo di voce.
- Vorrei del cibo. - Quanto amava la lingua umana, così dolce, stracolma di termini che potessero esprimere tutto ciò che sentiva dentro.
- Si, certo. Ha i soldi per pagare? -
- No, ma ho questa. Va bene lo stesso? -
Urk, prese qualcosa da una tasca e la ripose sul bancone, rivelando una pepita grossa quanto il suo palmo: prima di lasciare il suo vilaggio, pensò bene di prendere ciò che usavano quelli della sua specie per commerciare, sperando di poterlo riutilizzare altrove, ovunque si sarebbe diretto.
Una strana espressione comparse sul viso dell'oste, ma che scomparve l'attimo dopo quando disse: - Oh si.. andrà più che bene. - quindi fece scomparire la pepita d'oro.
- Puoi sederti lì, intanto che ti preparo da mangiare. - Disse prima di sparire in una delle stanza, piangiendo di gioia, ringraziando gli dei...

Modificato da 7oni, 21 November 2006 - 19:44 PM.


    Silver Element
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#5 Inviato 22 November 2006 - 20:54 PM

Il caldo iniziava a farsi sentire. Dopo solo due ore nel deserto il sole aveva inizato a scaldare molto di più rispetto a prima. Il mantello grigio ormai gli si stava attaccando alla pelle e Devan iniziava a sudare.
"Toglierselo ora significherebbe solo qualche ustione e ancora più caldo di prima. Devo riesistere" pensò mentre continuava a camminare sulla sabbia con passo convinto e regolare.
Nell'aria c'era un odore strano, un odore che si poteva sentire solo li, in mezzo alle dune. A Devan piacevano le Terre Aride, gli ricordavano qualcosa che aveva visto in passato. Non si ricordava bene le cose che gli erano accadute prima dei quatro anni, e solo a volte, a sprazzi, la mente gli dava qualche flash.
Ora camminando sulla sabbia morbida qualcosa si mosse nel suo inconscio, nella sua memoria, e fece partire un ricordo.

Si trovava nelle praterie delle Terre Fredde, ma non capiva dove più precisamente. Davanti a se vedeva solo una piccola costruzione in muratura, probabilmente una casa, e poco distante una grande torre.
Si sentiva strano, sentiva un dolore lancinante al braccio destro, ma il corpo sembrava non rispondergli. Provò ad alzare il braccio per vederlo, ma non ci riusciva, non poteva nemmeno abbassare lo sguardo sull'arto.
I suoi occhi guardavano solo avanti, davanti a se. C'era una donna. Umana.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì la donna non c'era più, ma sentiva qualcosa, una voce, un sussurro, un avvertimento, ma lui non voleva ascoltare
-Si tratta di te! Del tuo braccio! Ascoltami!-

Il ritorno alla realtà fu brusco e al ragazzo mancò il fiato per un attimo.
Aveva sognato tutto quello? Se lo era immaginato? Quella voce da dove proveniva? Era stata solo un allucinazione causata dal caldo?
"Devo calmarmi! Perchè mi spavento così solo per un sogno mentre in combattimento non ho mai paura? Sarà stato il caldo..." pensò mentre iniziava a scorgere in lontananza la prime case del villaggio di Sona.
Accelerò il passo, aveva fretta di arrivare.
Percorse in poco più di mezz'ora la distanza rimanente, ma ora si sentiva stanco.
Il villaggio era piccolo e la gente a quell'ora era già nelel strade a renderla un po'più viva. I soliti mercanti per le strade, i bimbi che correvano, si respirava un atmosfera allegra.
Devan si diresse verso la locanda della città, la meno costosa, ma quella con la maggior possibilità di trovare qualche ricercato.
L'insegna del "Destriero Zoppo" lasciava a desiderare, ma Devan sapeva che quello era uno dei posti migliori per la "sua caccia".
L'interno era piuttosto piccolo, e c'era un uomo, o almeno sembrava un uomo, seduto ad un tavalo. L'uomo che solitamente dormiva sul bancone doveva essere da qualche altra parte
"In sei anni che vengo in questa locanda l'ho sempre trovato a sonnecchiare sul bancone. Cos'è sta novità! Dove si è ficcato quel vecchio!" pensò imprecando a voce bassa.
Prese posto su una sedia vicino al bancone, dando le spalle all'uomo seduto al tavolo. A lui non sembrava un ricercato, ma comunque sarebbe stato attento.

    Blake
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#6 Inviato 22 November 2006 - 22:39 PM

Rok si svegliò alcune ore dopo, sdraiato su una brandina.
Istintivamente si sedette di scatto, e portò una mano al borsello con i soldi.
Era ancora lì.
Anaia, a braccia conserte, la schiena poggiata vicino alla porta, guardava in sua direzione.
"C'è ancora tutto"
gli disse
"Siamo poveri, non ladri."
Lui scese dalla branda.
"...La prudenza non è mai troppa. Grazie per l'ospitalità...quanto ho dormito?"
"Due ore, all'incirca."
Rok mutò espressione ed iniziò a sudare freddo.
"Così tanto?! Ho perso troppo tempo. Devo andarmene..."
Camminando velocemente raggiunse la porta. Si bloccò in corrispondenza della stessa, per chiedere:
"Di' un po'...."
Lei si voltò con fare interrogativo. Lui continuò:
"...C'è gente interessante da queste parti? Qualcuno disposto ad una sfida, o qualcosa del genere?"
"...Hmm..."
Lei pensò per qualche istante, portando l'indice al mento e lo sguardo verso l'alto.
"...Beh, ci sarebbe Devan, un cacciatore di taglie...è partito per Sona circa...due ore e mezza fa."
"Cacciatore di taglie, eh? Interessante...segni particolari?"
"Ha un braccio perennemente coperto da un'armatura con guanto artigliato. Non credere che ti sarà d'aiuto, conoscerlo...è un osso duro..."
"Non mi fa paura. Ora vado. Grazie di tutto!"
"Grazie a te..."
E così Rok uscì di fretta dalla locanda, corse via per la strada fino ad appena dietro.
"Phew...appena in tempo..."
Lì si sedette, chiuse gli occhi e giunse le mani.
Concentrò il proprio potere magico...una piccola parte, sì, per un incantesimo di livello medio-basso.
L'aura sprigionata mosse appena i capelli e neanche sfiorò gli abiti.
O Luce, che eterna risplendi
Per un solo, breve istante
chiedo, divieni distante
la mia pelle celata rendi!


Aprì gli occhi.
L'energia magica si cosparse per tutto il suo corpo, riscaldandolo tenue.

"CHAMELEON!"

Quando si rialzò, era trasparente come un vetro lucidato.
Si guardò compiaciuto le mani, quindi si avvicinò ad una delle finestre della locanda e scrutò dentro.
Anaia stava guardando tutte le monete d'oro che poco prima aveva ricevuto da Rok.
Il ragazzo, sorridendo, pensò: "Tre...due...uno..."
E allo zero l'oro tornò roccia.
L'oste incredula guardò i sassi che si trovava in mano.
Iniziò a tremare, con le lacrime agli occhi.
Rimase in quella posizione per tre, quattro secondi, quindi gettò via i sassi e corse fuori dal locale, urlando "Al ladro! Al ladro!"
Aveva ripetuto quel trucchetto centinaia di volte, ma ogni volta era più divertente di quella prima. Rotolandosi per terra rideva a crepapelle, tanto forte che quasi fu scoperto.
Ancora ridendo ed asciugandosi una lieta lacrima, si incamminò verso Sona...o almeno nella direzione in cui credeva si trovasse...aveva sempre reputato inutile la geografia, preferiva leggere libri di arti marziali mentre gli insegnanti la spiegavano...

    Kuchizotchi
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#7 Inviato 23 November 2006 - 14:13 PM

Il rumore appena percettibile dei passi di Zephon sulla morbida neve accompagnava il vampiro nel suo solitario cammino attraverso i picchi delle Montagne del Nord. L'aria fredda non gli causava alcun fastidio, aveva bevuto sangue caldo da poco e il rosso fluido vitale gli riscaldava il cuore e tutte le viscere.
Zephon si fermò sulla punta del picco della montagna che stava scalando, e si accovacciò a guardare. Oltre il monte si stagliava una pianura innevata, un lungo manto bianco macchiato qui e lì da alcuni alberi coperti di neve. Il nevischio si impigliava nei lunghi capelli bianchi del vampiro, e sciogliendosi, gli bagnava la lunga chioma. A contatto con il liquido la sua pelle bruciava.
''Maledetta acqua'' pesava Zephon. Il tocco con quel liquido equivaleva a tuffarsi nell'acido per un vampiro. Ma soffrire per un po' d'acqua era un prezzo più che accettabile per la condizione in cui si trovava: possibilità di volare, riflessi triplicati, poteri magici e telecinetici, forza sovrumana, abilità varie.
Zephon mosse alcuni passi avanti e si accovacciò sull’orlo del picco. Non c’era alcuna sentinella, nessun Dom nei paraggi. O almeno così sembrava. Lanciarsi giù dal picco atterrando tra i crepacci sarebbe stata rischiosa come manovra. Non aveva una visuale completa dalla cima della montagna e sotto le pendici della stessa potevano celarsi anche decine di guardie.
Ma che scelta ho? pensò Zephon. Si rialzò lentamente, e con un salto si gettò nel vuoto.
A circa sette metri da terra spalancò le ali, e le correnti ascensionali gli permisero di allentare la caduta fino a giungere delicatamente con i piedi per terra. “Comodo, volare….” pensò per la miliardesima volta nella sua vita il vampiro.
Richiuse le ali e mise la mano destra sull’elsa della spada, che portava nel fodero attaccato sulla schiena.
Avanzò silenziosamente per alcuni metri, quando un leggero fruscio attirò la sua attenzione. Si bloccò e rimase in ascolto. Chiuse gli occhi e focalizzò tutto ciò era intorno a lui. Una freccia stava attraversando il crepaccio nel quale era atterrato a tutta velocità contro di lui. Spalancò gli occhi e si girò di scatto per metà ed afferrò la freccia con la mano sinistra pochi secondi prima che si piantasse nella sua schiena.
Non male…” pensò Zephon. Si erse in tutta la sua altezza e si guardò intorno.
Due guardie Dom erano nascoste dietro le rocce innevate, illuse di sfuggire ai suoi sensi vampirici.
Zephon decise di stare al loro gioco, e mosse alcuni passi in avanti fingendo di non averli localizzati. Uno dei due Dom sbucò dalle rocce e tese l’arco, pronto a scoccare la freccia. Il vampiro fu più veloce e tese la mano artigliata contro la guardia. Con una facile operazione mentale richiamò una mediocre dose di energia telecinetica nelle sue mani e catturò in un campo telecinetico la guardia. Con un movimento imperioso della mano, portò l’arto sul suo petto dopo aver chiuso il pugno, e la guardia volò attraverso la vallata a tutta velocità verso di lui. Zephon alzò la mano destra e piantò tutti e tre gli artigli nel ventre del Dom, lanciandolo poi ad alcuni metri di distanza con un violento strattone.
L’altra guardia fece capolino da un grosso masso e, conscio del pericolo al quale era esposto, cercò la fuga. Ma i crepacci erano troppo scoscesi e l’isterismo con il quale la creatura cercava di salire la montagna lo portò al suicidio. La guardia scivolò e, dopo una rovinosa caduta per il bordo del monte, si schiantò a terra macchiando la neve di sangue.
Che spreco di sangue.’’ Pensò Zephon. Afferrò per il bavero della casacca la guardia, lo sollevò di peso fino alla sua altezza ed affondò i lunghi canini nel collo dello sventurato, mentre questi urlava terrorizzato. In pochi secondi non restò nemmeno una goccia di sangue nelle vene del dom, che cadde a terra, esanime.
Zephon si pulì la bocca con il guanto ferrato. Il sangue si spalmò sulla fredda superficie metallica.
Il vampiro si volse, e decise che era meglio continuare ad esplorare il crepaccio prima di andare via.


scusate il ritardo :)

Modificato da Kuchizotchi, 23 November 2006 - 14:21 PM.


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#8 Inviato 24 November 2006 - 19:17 PM

Stava correndo... ansimava...
Un gruppo di uomini armati a cavallo la rincorreva... ma lei non riusciva a fuggire... erano troppo veloci per lei, che doveva portare la chitarra e il corpo svenuto di sua madre...
Inciampò... la vita le passò davanti agli occhi... fu pestata a sangue da dozzine e dozzine di zoccoli, e sentì un chiaro, forte e lancinante urlo...

Maureen si alzò di scatto. Aveva il fiato grosso, e stava ancora sudando. Si guardò intorno: era ancora alla locanda, e non doveva essere troppo tardi, dato che il sole era ancora alto. Non aveva dormito molto, a quando pare.
"Accidenti... *anf* l'ho sognato ancora..." riflettè Maureen.
"... più cerco di dimenticarlo... più lo rammendo... Beh, certamente, non è dormedo e lamentandomi che riuscirò nella mia impresa. Andrò a parlare con l'oste, lo pagherò... e inizierò la mia ricerca" decise Maureen.
Si alzò dal letto, e si impegnò per rifarlo. Non venne un granchè, d'altronde non era abituata a queste "Chiccherie". Prese in spalla la chitarra, aprì la porta della stanza e tornò nel salone principale.
Quello che vide la lasciò un po' perplessa: Tanto per iniziare il locandiere, che prima sonnecchiava sul bancone, ora era sparito. Tanto per continuare, c'erano un uomo sospetto seduto al tavolo. O almeno, un uomo sembrava. Con un po' di attenzione Maureen si accorse che era un...
"Orco! Quello deve essere un orco! intuì svelta Maureen. Enorme muscolatura, colore della pelle "lievemente" diverso, zanne... si, doveva proprio essere un Orco.
"Uhm... questo potrebbe complicare le cose... non credo che uscirei volentieri passando davanti ai suoi occhi... se dovesse accadermi qualcosa, avrei ben poche possibilità di sconfiggerlo." riflettè la ragazza. E proprio mentre decideva sul da farsi, un altro uomo entrò nella locanda. Maureen, istintivamente, si fiondò dietro l'angolo del corridoio, e restò ad osservare: aveva tutta l'aria di un uomo, e questa volta di un essere umano. Era tutto attillato pronto per un viaggio, e non dimostrava neanche tanti anni. Aveva anche tutta l'aria di una persona molto stanca... probabilmente aveva appena attraversato il deserto delle Terre Aride, o parte di esso.
"Uh... ma guarda un po'...".
L'uomo si guardò un po' a destra e a manca, poi con aria dubbiosa si sedette di spalle rispetto all'orco, che non lo degnò di uno sguardo.
"... Beh, tanto alla fine avrei dovuto aspettare il locandiere per pagare... sdrammatizzò, e decise di ritirarsi nuovamente in camera.
Tornata dentro, estrasse la chitarra dal fodero.
"Uff... da quando mia madre è morta... non faccio che attirare disgrazie, una dopo l'altra... mi sento sempre più triste..." e iniziò a suonare... a suonare una melodia così dolce, ma così triste e così armonica, che il cuore...
"... di chiunque l'ascolta comprenderà pienamente il mio stato d'animo... il mare in subbuglio... il terriccio nella piscina..." e cantò. Cantò, come meglio ben poche volte aveva fatto.
Non era sicura che gli uomini nel salone lo avrebbero sentito, ma probabilmente sarebbe stato meglio così. Più gente la ignorava, meglio era.
E fu propriò a metà della canzone che la porta della stanza si spalancò di botto. Maureen si interroppe e volse lo sguardo a colui che la aprì... e...



[E vi lascio carta bianca :O]
Per un eventuale discorso che deve svolgere Maureen con un eventuale personaggio: Avete varie scelte, tra le quali contattarmi in chat [dove sono abbastanza spesso], su MSN [vi manderò il mio address per PM] o ancora tirare da voi le redini del discorso: mi mandate un PM con l'argomento in generale e le domande che porreste alla PG, io vi do le risposte e poi ve lo impostate :O

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#9 Inviato 24 November 2006 - 20:28 PM

Urk rimase seduto al tavolo ad aspettare il suo pranzo, ed ebbe il tempo di guardarsi intorno per notare che la locanda era pressocché deserta, fin all'arrivo di un uomo che, dopo aver incrociato il suo sguardo, si sedette di fronte al bancone. Ancora una volta, l'orco di sorprese a chiedersi se la reazione che avesse avuto nel guardarlo in volto, sarebbe stata diversa da tutte quelle delle altre persone.
Ma scacciò subito questo pensiero, tirandosi il cappuccio più giù per coprirsi meglio.

Qualche minuto dopo , sopraggiunse l'oste con un'abbondante razione ed un boccale di birra che portò al tavolo di Urk: - Buon appetito! -
Questi rimase ad osservarlo quell'attimo che impiegò per osservare che si trattava di un cinghiale...
- Caspita! - Tuonò Urk con voce roca. - Deve aver percorso molta strada per arrivare fin quì! -
L'oste trasalì per l'impetuosa reazione dell'umanoide, e un po' disorientato si congedò per avvicinarsi al nuovo cliente.
Intanto Urk, mangiava come se non avesse mangiato da giorni, e infatti era così!
Tra un morso e l'altro, beveva un sorso dal boccale di birra, e non ci volle molto che tragurgitò completamente il proprio pasto.

Sazio come mai era stato, si concesse un momento di relax, in cui dimenticò completamente la sua situazione, la sua razza, e appongiandosi allo schienale della sedia, si addormentò improvvisamente: mani unite sullo stomaco, testa all'insù, fauci spalancate.. ed il cappuccio che molto dolcemente si sfilò dal capo...

    Kuchizotchi
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#10 Inviato 24 November 2006 - 20:47 PM

La neve che cadeva copiosa dal cielo impediva a Zephon di procedere. Il vampiro era dovuto rimanere riparato sotto una grande roccia per evitare di bruciarsi con il contatto con l’acqua solidificata in neve.
Aveva percorso a malapena cinquecento metri dal luogo dello scontro con i Dom che aveva iniziato a nevicare con violenza. A parte il fastidio delle ustioni che i cristalli di neve provocavano sulla pelle quando si scioglievano, Zephon era vulnerabile agli attacchi dei nemici, perché i suoi movimenti erano limitati dalla fredda precipitazione ed in caso di attacco avrebbe dovuto far fronte a due tipi di pericoli.
E intanto che aspettava che la neve smettesse di cadere, la sua sete di sangue aumentava.
Odiava doversi nutrire di sangue, perché voleva dire uccidere. Ed uccidere poveri innocenti solo per sopravvivere non faceva parte delle operazioni preferite di Zephon. Per questo il vampiro attendeva le battaglie per succhiare il sangue alle vittime, così da non commettere un’azione ingiusta e disonorevole.
Mentre pensava tutte queste cose, una freccia partita dalle rocce vicine gli si conficcò nella spalla destra.
Zephon porto la mano alla spalla, gemendo più per la sorpresa che per il dolore. Prese la freccia e la estrasse dalla ferita, copiosamente sanguinante.
In preda alla fame di sangue ed alla voglia di lottare, si gettò fuori dalle rocce sotto le quali aveva trovato riparo. Un nugolo di frecce volò in sua direzione, insieme ai fiocchi di neve che subito si posarono sulla sua pelle, bruciandolo. Zephon si ritrasse velocemente dietro le rocce vicine, e, asciugandosi l’acqua dei cristalli di ghiaccio sciolti, estrasse la spada dal fodero.
Con la telecinesi attirò a sé un Dom, che tentò invano di colpirlo con la rozza arma che portava. Un altro Dom fu scaraventato via da un proiettile di telecinesi sparato dal palmo della mano del vampiro, che, dopo aver bevuto il sangue del cadavere più vicino, si coprì parte del corpo con il mantello rosso che portava sulla parte sinistra del corpo e corse fin sotto le rocce dalle quali continuavano a piovere frecce da tutte le direzioni.
Zephon portò la mano sul medaglione che portava incastonato nella pelle del petto, e si teletrasportò pochi metri più in alto, sulle rocce dove erano nascoste le guardie Dom. Una delle guardie si gettò contro di lui dopo aver emesso un urlo di guerra, e morì. Gli altri osservarono il vampiro gettare il corpo della guardia morta giù dal precipizio ed estrassero rozze armi da foderi di cuoio che portavano legati alla cintura.
Zephon era accerchiato da una decina di guardie, che tutte insieme parlavano una lingua che non comprendeva. Sembrava che si stessero dando delle indicazioni su come catturarlo, e di cosa fare del suo corpo dopo averlo ucciso.
Senza preavviso, uno dei tanti Dom prese la parola, e, pronunciando a fatica le parole nella lingua di Zephon, biascicò:
- Sei circondato. Arrenditi e ti regaleremo una morte senza sofferenze -
- Mi piacerebbe potervelo promettere – Rispose Zephon. – Ma sarebbe una menzogna.- E, detto questo, portò la spada in posizione di combattimento.
Tutti i Dom si gettarono contro di lui contemporaneamente. Zephon scartò velocemente di lato mandando a cozzare due Dom tra di loro. Con un salto superò le due guardie ed atterrò addosso ad un’altra guardia, alla quale piantò gli artigli delle mani nel volto, lo sollevò e lo gettò addosso ad un altro Dom, facendoli cadere dal burrone. Parò un affondo alle sue spalle e con la telecinesi fece volare via un Dom che aveva cercato di trafiggerlo con una grossa daga. Trafisse altri due Dom e continuò ad uccidere finché non fu solo con una pila di cadaveri. Si guardò intorno, ripose la spada nel fodero e cominciò a bere sangue dai corpi esanimi delle guardie, così da far rimarginare le ferite riportate nella lotta e guarire le ustioni della neve, che piano aveva cominciato a diminuire.
Quando ebbe finito, mosse alcuni passi, ma un dolore lancinante gli prese il piede. Estrasse la freccia che si era piantata nel tallone e la spezzò, girandosi verso il reo di quel gesto di pura codardia.
Il Dom sopravvissuto cercò una freccia nella faretra, ma trovò solo il vuoto. Estrasse un coltello dalla tasca della casacca, ma Zephon gliela fece cadere di mano con un calcio. I lunghi capelli bianchi ondularono mentre avvicinò la sua faccia a quella della guardia, che adesso era terrorizzata.
- Cosa c’è alla fine del sentiero? – Chiese.
Il dom rispose in una lingua sconosciuta.
- Ah, già – disse Zephon, prima di trafiggere la guardia con gli artigli.

Modificato da Kuchizotchi, 24 November 2006 - 20:51 PM.


    Silver Element
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#11 Inviato 24 November 2006 - 22:22 PM

Devan notò la voracità con cui lo strano tizio al tavolo mangiò il cinghiale che gli era stato servio. L'oste si rivolse poi a lui con tono cordiale
-Devan! Era da un po'che non ti facevi vedere. Qualcosa da bere?-
Deva esitò a rispondere, ma poi sorrise lievemente e disse
-La solita birra-
L'oste diede la schiena al giovane e riembì abilmente un boccale con il mitico liquido ambrato. Senza tanti complimenti Devan lo svuotò tutto d'un fiato e poi rimise il pezzo di vetro sul banco.
-Sei a Sona di passaggio oppure aspetti qualche "preda"?- chiese l'oste facendo ung esto vago con la mano
Devan si limotò a sorridere
-Di passaggio per ora. Hai notato qualcosa di strano? Facce note?-
L'oste si portò la mano al mento e riflettò qualche secondo, poi scosse le spalle in segno di dinnego.
Devan si voltò a guardare ancora il tipo strano intento a mangiare il cinghiale. Da piccolo ne aveva viste di persone strane, ma quella le batteva tutte. Era troppo grande per essere un umano, ma non mostrava alcu segno particolare, e per di più aveva il cappuccio sul viso.
"Se fosse un ricercato sarebeb scappato non appena ho messo piede nel locale. Forse è solo qualcunoc eh vuole essere lasciato in pace." pensò mentre lo guardava con un po'di interesse.
Appoggiò il gomito sinistro sul bancone, e così facendo il mantello si scostò lasciando intravedere il claw e il braccio d'armatura.
Lo sguardo dell'oste si fece incuriosito
-Giri ancora con quell'assurda arma?-
Devan emise un sospiro rassegnato e scosse la tesa
-Si. Non è assurda, anzi è molto più utile di certe spade o spadoni-
Fissò l'arma che teneva quasi sempre addosso. Ormai era parte integrante del suo corpo, non avrebbe saputo pensare al suo braccio destro senza quell'arma, apparentemente così inutile, ma in realtà estremamene letale.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da qualcosa che aveva udito. L'oste continuava a pulire i bicchieri dandogli la schiena, probabilmente non se n'era accorto.
Era come una canzone, un canto melodico, ritmato, dolce ed allo stesso tempo triste. Non capiva bene le parole ma riusciva a sentirne la melodia.
Si guardò attorno e notò una porta socchiusa. Il canto proveniva da li, da quella stanza.
"Questo canto, mi ricorda qualcosa della mia infanzia, ma..." pensò
Spinse la porta e vide seduta sul letto una ragazzina. Poteva benissimo avere sui sedici, diciassette anni. Aveva i capelli rossi e lunghi che le scendevano sulle spalle, e la frangia che le ricadeva sul volto le dava un aspetto strano, non proprio sinistro, ma quasi mistico. Gli occhi azzurri creavano uno strano contrasto con il rosso dei capelli.
Era una ragazzina carina, non c'era che dire. Devan restò però più che altro ammaliato dal canto della ragazza. Era così giovane eppure in quel canto aveva una voce così triste, una tristezza che a quella età non si dovrebbe mai provare.
Attese che finisse la canzone e solo poi parlò
-E'strano sentire una ragazzina come te cantare in un modo così triste- commentò serio.
Fece alcuni passi dentro la stanza, e si fermò davanti alla ragazzina. La squadrò per bene prima di parlare nuovamente. Gli ricordava stranamente Anaia, e gli faceva uno strano effetto. Non era per niente nella sua natura essere gentile con le persone, tantomeno con gli sconosciuti, ma c'era qualcosa di strano in quella ragazzina.
-Cosa ci fai qui? Non è propriamente un posto per ragazzini-
Attese pazientemente la risposta della ragazza.

Modificato da Silver Element, 28 November 2006 - 22:34 PM.


    Blake
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#12 Inviato 24 November 2006 - 23:17 PM

Gente modesta, quella di Sona.
Gli abitanti di un piccolo villaggio delle terre aride, dopotutto, non potevano essere diversi.
Ognuno pensava al suo particolare, a riempire la pancia, prima di tutto, poi il resto.
Quattro chiacchiere sull'andamento del lavoro, sulla figliola dei Jackson che sta diventando carina, sul ladro di galline che probabilmente è proprio lui...
Cose così.
La magia per loro era utopia pura, roba da libri di leggende, libri che usavano per far pareggiare le gambe dei tavoli, tanto non sapevano leggere!
Per questo non c'è da meravigliarsi, se il ricordo del giovane Rok che urlando di gioia cavalcava una duna del deserto lasciò per sempre una cicatrice nelle loro menti.
"WOOOOHOOOOOOO!!!"
Urlava il ragazzo in cima allo tsunami di sabbia.
Forse un errore di calcolo, forse una lieve non curanza...
(Decise comunque di accreditarlo all'enorme potere magico che a fatica controllava)
Fatto sta che Rok rovinò su una delle case, insieme a tutta l'onda di sabbia, riducendola a macerie.
Usò la telecinesi per levitare e ridurre l'impatto, ma l'inerzia lo spostò ancora in avanti.
Urlò vedendosi di fronte la finestra...
Si raggomitolò in posizione fetale mentre sfondava il vetro, cadde sul legno della camera. Si rialzò, barcollò un po'...salutò l'uomo strambo con mantello ed artiglio e la ragazza carina che suonava la chitarra, seduta sul letto...
"Eheheh...scusate...sapete com'è... le correnti d'aria sono tutte uguali...capita, di sbagliare strada!"

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#13 Inviato 25 November 2006 - 00:03 AM

L'entrata dello strano ragazzo aveva un po' sorpreso Maureen.
Si, aveva immaginato che anche nel salone principale si sarebbe sentito il suono della sua melodia, ma non credeva che ci avrebbero fatto tanto caso.
- E'strano sentire una ragazzina come te cantare in un modo così triste - commentò serio lo strano uomo. Maureen lo fissò, senza posare la chitarra, pronta ad un eventuale attacco. L'uomo era armato: aveva un qualcosa di simile a delle grosse unghie metalliche attaccate al braccio, e non era nulla di rassicurante. D'altronde, lo stocco della ragazza era nella custodia della chitarra, troppo lontana per essere a portata di braccio.
Maureen non rispose, e continuò a fissare l'uomo, con le dita prese, pronta a suonare qualsiasi cosa in caso di necessità. L'uomo ricambiò il suo sguardo... Maureen non seppe definire se era meravigliato, stupito o... qualcos'altro.
- Cosa ci fai qui? Non è propriamente un posto per ragazzini - domandò lui. Maureen ci pensò un po' su. Se lui era un potenziale aggressore, sarebbe sicuramente stato più saggio farlo parlare piuttosto che farlo agire, e decise di stare al gioco. Sempre e comunque pronta all'azione, e "tralasciando" qualche verità in caso di bisogno.
- Il mio nome è Maureen - iniziò - e non sono propriamente una "ragazzina". So cavarmela benissimo da sola - mentì. Sapeva bene che in un solo anno si era cacciata moltissime volte nei guai, e nella maggior parte di questi ne era scampata a pelo.
- Beh, Maureen, penso che un luogo del genere non si addica molto ad una ragazzina come te. Questo è un posto pericoloso. Qua la gente è povera, l'ordine e la giustizia non esistono, vige la legge del più forte - spiegò lo strano uomo - e, senza offesa, non mi sembri forte abbastanza per poter sopravvivere da sola - concluse.
"Eccolo, sta arrivando al sodo..." riflettè Maureen. D'altronde, era sempre così. La gente si proponeva in continuazione di aiutarla, e alla fine... volevano tutti soltanto abusare di lei.
- ... Ascolta, devo dirti qualcosa - iniziò lui.
"... devi trovare qualcuno che ti protegga e sia sempre al tuo fianco, che ti faccia da spada, leale, nobile, forte, onesto, ecc ecc. Qualcuno come ME" ipotizzò Maureen, immaginando la parte successiva della frase, che era uguale per tutti i suoi corteggiatori.
- ... la melodia che... cantavi prima - e si interruppe.
Maureen restò sorpresa.
- La melodia che cantavi prima... chi te l'ha insegnata? - chiese l'uomo, stranamente interessato.
Maureen non sapeva cosa rispondere. Si, quella melodia la conosceva da tempo immemore... ma non riusciva minimamente a ricordare ci gliel'avesse insegnata. Forse suo padre? Oppure sua madre? Oppure ancora...
- Oh, perdonami. Non mi sono ancora presentato! - esclamò ad un tratto l'uomo con le unghie di ferro.
- Il mio nome è Devan, e sono qui di passaggio - disse l'uomo con fare cortese.
Non passò neanche un secondo che il vetro della finestra si



Edit: OMG °_° ma ho il post a metà! Ecchequarzo!
Non è che una anima pia per caso aveva salvato tutto?

Modificato da Lord Bel, 28 November 2006 - 18:18 PM.


    Kuchizotchi
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#14 Inviato 26 November 2006 - 18:10 PM

La neve smise di cadere dal cielo, e Zephon osservò le grigie nuvole che impedivano al sole dell’alba di filtrare.
Meglio così” pensò. “Se non altro, potrò muovermi più liberamente, anche se i Dom potranno vedermi da distanze maggiori”.
Mosse alcuni passi, e fermatosi, allargò le braccia e chiuse gli occhi. Tutto il suo corpo mutò colore, diventando improvvisamente nero. In pochi secondi si scompose in un centinaio di piccoli pipistrelli neri, che tutti insieme volarono veloci attraversando il sentiero innevato.
Lo stormo di piccoli topi volanti percorse alcuni chilometri prima di ricomporsi riformando Zephon. Il vampiro adesso si trovava in una piana coperta di neve. Dopo essersi guardato intorno, Zephon si incamminò verso Sud, solcando la neve che ricopriva il suolo con passi decisi dalla lunga falcata.
il volo sotto forma di pipistrelli lo aveva indebolito. Aveva bisogno di bere del sangue, ma non aveva alcuna voglia di uccidere.
No, non di nuovo…” pensò rabbioso. Odiava uccidere, odiava affondare i denti nel collo dei nemici, odiava il sapore del fluido vitale che doveva succhiare per poter rimanere in vita. Eppure, ogni volta che lo faceva, si sentiva inebriato da una brama vampirica, una forza demoniaca che gli faceva assaporare ogni gemito del nemico ed ogni goccia di rosso sangue che zampillava dalle ferite inflitte.
Ad ogni passo che faceva faticava di più. Le gambe sembravano non volersi più muovere. La neve si faceva più pesante, tanto che sollevare gli arti dal suolo coperto di neve era diventato un’impresa. Annaspava, sudava, non ce la faceva più.
Cadde in ginocchio. I suoi occhi si accesero di un rosso scarlatto. Spalancò le mascelle ed un urlo agghiacciante uscì dalla sua bocca. Zephon spalancò le ali e spiccò il volo, raggiunse un falco che volava veloce nel cielo e lo trafisse con gli artigli. Portò l’animale alla bocce, nutrendosi del caldo sangue che colava dalle ferite. Quando ebbe finito, si sentì un po’ meglio, ma non sarebbe durato a lungo. Aveva bisogno di trovare un riparo, una locanda… Ma… aveva bisogno di dormire? No…aveva bisogno di sangue… doveva uccidere… Ma non voleva… non doveva…. No…
Prese a correre veloce per la piana, emettendo urla di rabbia e sofferenza. Non poteva vivere così, in quello stato…. Doveva trovare una soluzione…

Corse per chilometri, senza fermarsi mai. Corse tanto che quando si fermò, senza più fiato nei polmoni, si accorse di essere giunto in un cimitero. Le lapidi che annunciavano la presenza di cadaveri sepolti sputavano per metà dallo spesso strato di neve che copriva il suolo.
Il suono ovattato dei passi di Zephon era l’unico rumore che turbava la quiete. Aveva sempre avuto rispetto per i morti, e non aveva intenzione di fare un’eccezione stavolta.
Trovò più avanti un cumulo di cenere, e carboni, i resti probabilmente di un fuoco accesso occasionalmente nel cimitero da qualche visitatore passeggero.
Il fuoco però era stato di certo spento da poco tempo, come testimoniava il sottile filo di fumo che usciva dai carboni ancora roventi.
Il fuoco era stato spento sicuramente dopo l’arrivo di Zephon nel camposanto, e questo il vampiro lo sapeva.
Ma chi voleva fuggire da lui?
‘’Una fuga…. O un’imboscata?” si chiese Zephon.
Portò la mano sul manico della spada, e avanzò circospetto attraverso il campo disseminato di lapidi di marmo. Un nome su una delle pietre tombali catturò la sua attenzione. Si fermò dinanzi alla lastra marmorea e si accovacciò a leggere le parole incise nella pietra.
‘’ Austin Herbwood ’’. Lo conosceva? Lo aveva sentito nominare?
Zephon si portò una mano sotto il mento, ma non gli venne in mente nulla.
‘’Vabbè.” pensò, e si rialzò, scrutando il cielo e gli alberi coperti di neve tutti intorno a lui.
Uno strano silenzio era calato sul luogo. Un silenzio innaturale, che non gli piaceva.
Eppure non c’era nessuno nel cimitero. Era solo, e aveva pochi dubbi su ciò.
Ma, nella vita, è meglio non avere certezze” pensò Zephon.
Ritornò sulla strada che stava percorrendo prima i fermarsi ad esaminare la tomba.
Non c’era segno di presenza altrui, ma il vampiro si sentiva osservato. “In ogni caso”, pensò, “Sarà meglio rimanere con gli occhi aperti”.
Continuò il suo cammino fino all’uscita del cimitero, verso Sud. Appena mise piede fuori dal recinto del camposanto, sentì una sensazione di calore improvvisa al braccio sinistro, ed una sfera di energia lo mancò di pochi centimetri. Istintivamente si girò di scatto, e vide cinque figure, probabilmente uomini, vestiti con un’armatura leggera e delle armi leggere e veloci. Due di questi uomini erano magrissimi e portavano lunghi baffi ed erano quasi calvi. Nel gruppo c’erano due donne, anch’esse magre, ma piuttosto robuste e dall’aspetto forte e minaccioso. L’ultimo componente era un uomo altissimo, oltre i 2 metri e mezzo, grasso, grosso, muscoloso e gigante. Brandiva in mano un martello massiccio e pesante.
Cacciatori di vampiri, senz’altro…” pensò Zephon.
La sua era una razza potente, saggia, colta, ma sfortunata. I vampiri erano stati sempre oggetto di una demonizzazione insensata. Erano reputati dalle altre razze come demoni assetati di sangue, pronti ad uccidere quando volevano, anche solo per il gusto di vedere il rosso fluido vitale zampillare dalle ferite dei nemici. Per questo erano stati oggetto di numerosissime persecuzioni, che avevano ridotto di molto il numero di vampiri in quelle Terre dimenticate.
Zephon fece alcuni passi decisi in avanti, aggrottò la fronte rugosa e arricciò le labbra scoprendo un po’ i lunghi canini. Il suo aspetto non intimidì nemmeno un po’ i cacciatori di vampiri, che gli puntarono le armi contro. Le donne avevano lunghe aste di ferro, gli uomini solo dei guanti con artigli di ferro.
I due uomini si gettarono in coreografiche acrobazie contro Zephon, e volteggiando velocemente lo colpirono diverse volte, grazie alla loro agilità.
Zephon parò un calcio diretto al suo petto con la mano, e, mantenendo il piede dell’avversario, costringendolo ad un precario equilibrio, roteò su sé stesso sferrandogli lo stesso calcio, colpendolo e spezzandogli alcune costole. L’uomo cadde a terra, e Zephon gli mise il piede sul petto, estrasse la spada dal fodero e gliela portò al collo.
- Avanti, ditemi cosa volete, e lo risparmierò - disse.
Di tutta risposta, l’altro agile cacciatore di vampiri fece un balzo, e sfoderato un lungo coltello, tagliò la gola al suo compagno.
Schifosissimi mercenari…” Pensò Zephon, disgustato da quel gesto di impareggiabile viltà.
Sollevò la spada e la fece balenare per aria, squarciando il torace dell’agile assassino del suo compagno.
Con un colpo telecinetico lo scaraventò lontano, e si ricompose, in attesa delle mosse dei tre restanti avversari.
Le due donne corsero insieme verso di lui. Zephon saltò spalancando le ali, atterrò alle spalle delle donne, ma fu sorpreso dal gigante loro compagno, che con agilità inaspettata si era lanciato contro di lui per schiacciarlo con il martello.
Zephon evitò il martello rotolando sul lato e provò a fare lo sgambetto al mastodontico cacciatore di vampiri, ma riuscì solo ad urtargli il piede.
Il gigante lo afferrò e lo scaraventò alcuni metri lontano, facendolo atterrare nella neve.
Zephon urlò con il contatto con l’acqua ghiacciata. Si pulì dalla neve attaccata sul corpo, ma una delle due mercenarie gli affondò la punta della lancia nel fianco. Il vampiro si girò, afferrò l’asta, la lanciò via, e si gettò contro la donna, che cercò di fuggire. Zephon odiava colpire le donne, ma questa meritava una punizione per averlo colpito di spalle. Fermò la sua corsa con la telecinesi: la attirò a sé e le forò il collo con i lunghi canini. Le succhiò tutto il sangue che aveva in corpo, e la lasciò cadere per terra, esanime.
Rimanevano ancora due nemici da affrontare: la donna ed il gigante.
La donna fu eliminata subito da un affondo violento che spaccò l’armatura e le trafisse.
Zephon ed il gigante si fronteggiarono.
La spada del vampiro fremette di intrepida attesa. L’arma, forgiata dagli antichi vampiri, racchiudeva in sé la potenza di divorare le anime ed di consumare il sangue dei nemici. Così il rosso liquido che si spalmava sul materiale ferroso con il quale era stata forgiata la lama spariva dopo pochi secondi, accrescendo la brama di sangue ed il potere magico della spada.
L’elsa era a forma di teschio, con due fori per gli occhi, e due lunghi canini che spuntavano dalle mandibole sdentate della macabra decorazione.
Zephon si mise in una posizione rilassata, aspettando la mossa del suo avversario.
Il gigantesco cacciatore di vampiri mise il martello sulla spalla, pronto a scagliarlo per aria, e avanzò con lenti e pesanti passi verso al sua preda.
Ma, come troppo spesso accade, i ruoli si invertono, e proprio mentre il gigante scagliava per aria il suo pesante martello Zephon scartò di lato, passandogli vicinissimo e colpendolo di striscio con la lama, ferendogli gran parte dell’immenso torace.
Zephon spalancò le ali e si portò in aria, sopra la testa del cacciatore, gli atterrò sulle spalle e gli spezzò con fatica l’enorme collo. Il gigante barcollò e cadde per terra.
Zephon conficcò la spada nell’enorme cadavere. La lama si illuminò di luce cremisi, gli occhi del teschio si illuminarono di una sinistra luce rossa e tutto il fluido vitale dell’uomo entrò nella lama, che si staccò vibrando dalla carcassa, provocando un rinculo che fece indietreggiare di alcuni passi Zephon.
Sazio di sangue e completamente rifocillato, Zephon spiccò il volo e sfrecciò veloce nel cielo, continuando il suo viaggio verso Sud.

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#15 Inviato 28 November 2006 - 18:49 PM

Urk sobbalzò dalla sedia, appena svegliato dal profondo sonno cui era caduto, non si rese conto di aver il capo scoperto e rimase ad osservare il loco ricordando man mano dove si trovasse.
Nella stanza principale non c'era nessuno. Probabilmente l'oste era indaffarato nelle proprie faccende sul retro della locanda. Indeciso sul da farsi, si alzò per sgranchirsi le gambe, quindi si avvicinò al bancone con l'intento di chiamare qualcuno per riferire dei rumori sentiti, ma non appena posò lo sguardo sulla porta aperta che dava sulla cucina intravide una scena che gli fece irrigidire tutti i muscoli.
<<Dove si trova?>> Chiedeva sottovoce, ma con eccessiva autorità, un uomo, che di spalle all'orco, teneva l'oste per la gola a mezz'aria.
<<E-era qui un secondo fa...>> Cercava di parlare l'uomo.. <<Non so do-dove si sia ca-cciato.>>

Improvvisamente il rumore del vetro di una finestra che si frantuma catturò l'attenzione di tutti, e l'uomo lasciò l'oste, che cadde rovinosamente a terra, e afferrando la morning star con la destra, frantumò il cranio dello sventurato. Quindi si volse e si incamminò in direzione delle stanze da cui erano arrivati i rumori.

Urk rimase disorientato, colto su due piedi dalla velocità in cui si erano svolti i fatti, ma si rese conto di una cosa. Un buon uomo che serve un cinghiale così buono, non merita di morire così, senza un motivo apparente. Quindi estrasse lo spadone dalla lama ricurva e a tratti seghettata dal fodero della sua cintura, emettendo un lieve rumore metallico e, decisamente arrabbiato, seguì velocemente l'assassino.

Tarbok sfondò ad una ad una le porte, impaziente di trovare Devan, ma alla fine eccolo apparire in una stanza semidistrutta insieme ad altre persone che per lui non hanno nessuna importanza.
<<Fine dei giochi Devan!>> Affermò con espressione avida sul volto, ma non fece in tempo ad aggiungere altro, che una figura informe verdastra gli si scaraventò contro con tutto il suo peso mandando entrambi a cadere sul pavimento...

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#16 Inviato 28 November 2006 - 22:33 PM

Mentre stava parlando con Maureen un uomo, o quello che poteva apparire un uomo fu letteralmente scaraventato all'interno della stanza passando per la finestra.
Ruzzolò a terra e la sabbia invase una parte di quella camera.
L'uomo piovuto dal celo si rialzò e li salutò come se niente fosse.
Oltre al rimanere spiazzato Devan notò la somiglianza di quell'uomo con un elfo, i tratti allungati, ma forse era solo una sua illusione.
Come se non bastasse a peggiorare la situazione, già per altro messa male, entrò quello che aveva tutto l'aspetto di essere un malavitoso
-Fine dei giochi Devan!- gridò il tipo che era appena entrato
Aveva un espressione avida. Sicuramente voleva ucciderlo per mantenere alto il suo nome di malavitoso e visto che Devan era piuttosto noto tra i cacciatori di taglie se quel tipo loa vesse ucciso, avrebbe sicuramente aumentato la sua fama.
Prima che Devan potesse dire qualcosa, una figura verdastra si scaraventò addosso al malavitoso. Devan ci mise una ttimoa focalizzare bene che cosa fosse saltato addosso al malavitoso
"Uno...un ORCO?" pensò mentre sogghignava pregustando un combattimento. Devan non uccideva i ricercati solo per soldi, ma per l'ebrezza del combattimento per il piacere di combattere. Ma ora non era il momento, con quell'orco nel mezzo avrebbe rischiato di colpire anche lui. Non gli interessava chi fosse o cosa ci facesse li, quell'orco non rientrava nella sua lista nera, e quindi poteva vivere.
La sorpresa era stata molta, ma ora bisognava agire
-Orco!- disse -Non vorrei farti del male, poichè per ora non ho niente contro di te, ma quel tipo che hai appena atterrato vuole il MIO sangue...- conficcò la lame degli artigli nel palmo della mano sinsitra e poi la strinse a pungo.
Il sangue vermiglio scese lungo il braccio e poi fino al gomito, cadde a terra.
-Che venga a prenderselo!- concluse
La ferita che si era inflitto non gli faceva male, anzi goiva per quel dolore, sapeva che lo avrebbe aiutato a combattere.

Modificato da Silver Element, 28 November 2006 - 22:33 PM.


    Blake
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#17 Inviato 29 November 2006 - 18:34 PM

Seguì un imbarazzante silenzio.
Rok guardò bene gli altri due, pensò che avrebbe volentieri approfondito la conoscenza della ragazza...iniziò ad inventare una scusa per allontanare il tizio con l'artiglio...quando la porta si aprì.
"Fine dei giochi, Devan!"
Esclamò l'uomo apparso alla porta, prima di essere sommerso dalla valanga umana di un orco verde che l'attaccò alle spalle.
Rok rise, incrociò le gambe rimanendo seduto a mezz'aria, poggiò il gomito sul ginocchio destro per reggersi la testa con la mano e, sorridendo, decise di godersi lo spettacolo.

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    Lord Bel
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#18 Inviato 29 November 2006 - 21:50 PM

Premetto che per stilare questo post mi sono messo personalmente d'accordo con Blake per poter "usare" anche il suo personaggio. E che lui ha [non solo accettato, ma anche] riferito al sottoscritto cosa avrebbe compiuto in situazioni del genere.


Era successo tutto troppo in fretta, e ormai la battaglia infervorava nella piccola stanza della locanda martiriata. Chissà cosa avrebbe detto il locandiere al suo risveglio... anche se quel momento non si sarebbe mai presentato, dato che il locandiere era passato a miglior vita.
Non poteva restare in quel luogo... la sua musica non sarebbe servita a nulla in una occasione come quella, e la sua scarsa conoscenza magica le impediva di trovare una soluzione di quel genere.
"PensaPensaPensaPensa... Accidenti, Maureen, Pensa!" recitò mentalmente in fretta e furia la ragazza.
-Orco!- disse improvvisamente Devan -Non vorrei farti del male, poichè per ora non ho niente contro di te, ma quel tipo che hai appena atterrato vuole il MIO sangue...- e, detto questo, si tagliò la mano apposta. Il sangue iniziò a scorrere sul suo braccio, e a gocciolare nel pavimento. Maureen non sapeva se questa era una azione più folle che stupida, ma non osò domandarselo oltre.
-Che venga a prenderselo!- concluse Devan. Ok, adesso per Maureen la situazione era diventata esageratamente insostenibile. Intanto il giovane ragazzo dai capelli rossi si era messo a sedere... ma in aria! Stava levitando, con la testa appoggiata sul gomito, e sorrideva, quasi divertito. Come faceva... come faceva a stare così in aria? Non poteva che essere...
"... UN MAGO!" E probabilmente aveva fatto centro. Più lo guardava, più ne era sicura.
"Si... Si... potrei chiedere a lui di insegnarmi la magia... o almeno, le basi... Si..." iniziò a fantasticare Maureen. Ma ben presto le si presentarono due problemi: Il primo era la stanza nella quale si trovava. Il secondo era che ancora non poteva fidarsi di quel giovane mago... non lo conosceva neanche.
Maureen si decise presto: chiedere al giovane mago di portarla fuori di li, e per le "lezioni" ci avrebbe pensato poi.
In tutta fretta, rinfoderò la chitarra nella sua custodia. Si fece coraggio, raccolse tutte le sue forze, e... si avvicinò al mago fluttuante.
- Ehm... Mi scusi... - balbettò Maureen.
Il mago si girò quasi di scatto, e squadrò la ragazza da cima a fondo.
- Mi farebbe... ecco... Mi aiuterebbe ad uscire da qui, e ad andarcene al più presto possibile? >_< - disse in fretta, quasi arrossendo per la vergogna. Era una delle poche volte che aveva chiesto adiuto ad un ragazzo, e le altre non erano andate troppo bene alla fine.
- Fuggire? Con te? Non devi neanche chiedermelo! Su, afferra un arto a scelta e voliamocene via! Tanto sono noiosi! - rispose quasi più in fretta il giovane mago.
Questa risposta aveva lasciato un po' perplessa Maureen. Definire "noiosi" dei mostri che si stanno sbudellando... ma non rimase molto a riflettere sul da farsi. Si aggrappò al braccio sinistro del mago, e si strinse a lui con tutta la forza che aveva, immaginando un atterraggio come quello che aveva avuto nella locanda.
- Ok, andiamo! - si disse il giovane.
Maureen si stava chiedendo da dove sarebbero passati, dato che la finestra era come "murata" dalla sabbia. Ma il problema non si pose: lui agitò la mano con un gesto solenne, e la sabbia si "spostò" come per farlo passare. Maureen rimase stupita... lui spiccò un balzo e fluttuò fuori dalla finestra, passando velocemente davanti a decine di persone, e arrivarono molto velocemente alle porte della città. Deserte.
Lui planò dolcemente, e Maureen si staccò dal suo braccio.
- ehm... grazie... grazie mille, buon uomo! - disse timidamente Maureen.
- Modestamente, ho sangue d'elfo! Vedi, guarda le mie orecchie a punta...- indicando le sue orecchie. Le sue normalissime orecchie da essere umano.
Maureen rimase un poco stupita... ma decise che era meglio di non contaddirlo.
- ... si, vedo vedo -.
- Ah, non chiamarmi "buon uomo"! - Rise il giovine. - Il mio nome è Und'rako Seremworath Gobblekins! - pronunciò solennemente lui.
Maureen fece la chiara espressione di chi non ha capito nulla, e lui non tardò ad aggiungere
- ... chiamami Rok ... -.
- Ok... Grazie mille, Rok! - espresse Maureen, ben felice di non dover pronunciare un nome troppo complesso.
Era arrivato il momento. Quello di farsi coraggio e chiedergli di qualche lezione.
Sembrava bravo... uno di cui ci si poteva fidare... si, aveva deciso.
Respirò a fondo, e disse con voce tremante:
- Signor Rok... mi darebbe... lezioni di magia? Anche solo le basi! - e attese con tutto il cuore una sola risposta... la risposta che probabilmente avrebbe cambiato la sua futura vita...

Modificato da Lord Bel, 29 November 2006 - 21:52 PM.


    Kuchizotchi
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#19 Inviato 29 November 2006 - 23:17 PM

Il candido manto della neve lasciò man mano il posto ad un suolo vivo, denso d’erba e di arbusti.
I fili d’erba scomparvero ed al loro posto comparve un suolo brullo e sabbioso.
In appena due notti ed un giorno, Zephon aveva attraversato tutte le Terre.
Adesso era arrivato alla regione meridionale, le Terre Aride.
Tutto il paesaggio intorno a lui era notevolmente cambiato. Anzi, era l’esatto opposto di quello che si poteva ammirare nelle Montagne del Nord.
La sabbia del deserto ricopriva la superficie della terra, ed il giallastro colore dei granelli si stagliava fino all’orizzonte in una disomogenea massa di gobbe e dune. Qua e là spuntava qualche palma o qualche cactus, alcune piantine rinsecchite oppure cadaveri di arbusti nati nel luogo sbagliato.
Ad una distanza difficilmente calcolabile (nel deserto non bisogna mai fidarsi della vista: quello che sembra vicino potrebbe essere a giorni di cammino di distanza) erano distinguibili le mura di una piccola cittadina, che Zephon non conosceva.
Era, comunque, l’unico luogo verso il quale il vampiro avrebbe potuto dirigersi. Era stanco per il lungo viaggio ed aveva bisogno di… sangue.
Zephon si incamminò verso lo sconosciuto centro urbano, affondando con gli stivali nella sabbia.

Arrivò nel paese molto prima di quanto mai avrebbe sperato: ci mise solo due ore a percorrere, forse, una decina di chilometri.
Un cartello di legno, rovinato, illeggibile, sporco e sordido recava la scritta: ‘’Sona’’.
Sona… Sona…” Zephon non ricordava di aver sentito quel nome prima d’ora. Doveva essere un villaggio insulso, pieno di paesani. Un posto tranquillo dove riposare.
Dando un’occhiata alle costruzioni che intravedeva dall’esterno delle mura Zephon dedusse che la gente del luogo non doveva essere abituata a scorrerie di nemici. Le mura erano alte a stento tre metri, ed erano così rovinate che un calcio del vampiro sarebbe bastato a frantumarle in tanti minuscoli pezzettini di mattoni.
Questi paesani non sanno nemmeno cos’è un vampiro” pensò Zephon. “Potrebbero anche scambiarmi per una divinità, o per uno dei demoni in cui questa gente crede… ”.
Zephon stava per entrare nella cittadina, ma un rumore, simile a quello che provoca l’aria quando viene spostata tutta d’un tratto, in crescendo, attirò la sua attenzione.
Il vampiro era abituato a vivere sempre all’erta, ad essere continuamente esposto agli assalti delle creature del Nord. Il caldo gli dava fastidio, non era abituato a quel sole tanto forte e cocente, ma i suoi riflessi erano ancora del tutto inumani.
Scattò trasformandosi in una densa nebbiolina dietro una lastra di pietra che probabilmente prima apparteneva alle mura, ed osservò una scena che lo fece sentire tanto stupido.
si era letteralmente volatilizzato dall’ingresso della città per fare luogo ad un tizio con i capelli rossi che fluttuava con in braccio una ragazzina dai capelli altrettanto fulvi.
La ragazzina ‘’scese’’ dalle braccia del ragazzo, che atterrò con grande esibizionismo.
Zephon aveva sempre odiato le buffonate. Distolse, disgustato, lo sguardo per un po’, poi tornò a spiare i due ragazzi.
Vide il ragazzo indicare le sue orecchie con un gesto molto teatrale, e la ragazza che faceva un’espressione di chi non ha capito niente. I due continuarono a parlare. La ragazza sembrava timida, il ragazzo un giullare di corte. Si esibiva con falsa modestia in numeri magici mentre intratteneva una discussione con la ragazza.
stanco di starsene dietro quel megalite, Zephon uscì, fregandosene francamente dell’impressione che avrebbe potuto suscitare nei due ragazzi. Non gl’importava nemmeno di interrompere una discussione.
Avanzò fino alle porte della città. Nel breve tragitto sentì la ragazza farfugliare qualcosa, intimidita ed emozionata al tempo stesso. Chiedeva al ragazzo di farsi insegnare le basi della magia. Il ragazzo fulvo era chiaramente un mago.
La risposta del ragazzo fu un verso spavaldo ed esaltato, un “wow!” o qualcosa di simile.
Il mago fulvo alzò la voce e, riferendosi chiaramente alla figura dai lunghi capelli bianchi che avanzava per il deserto con un abbigliamento invernalissimo, urlò:
- Hey! Tu! -
Zephon si voltò.
Gli occhi gialli del vampiro incontrarono quelli del ragazzo. I due si osservarono un attimo, prima che il ragazzo prendesse la parola.
….
A chi si occupa di Rok il compito di continuare. Potete usare il mio personaggio, per informazioni chiedetemi su msn come farlo agire.

    7oni
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#20 Inviato 04 December 2006 - 18:56 PM

Il primo a rialzarsi tra il mercenario e l'orco che l'aveva travolto fu proprio quest'ultimo. Un po' stordito, strabuzzo' gli occhi, e dopo aver messo a fuoco la stanza noto' alcune persone, tra cui l'uomo che aveva visto appoggiato al bancone, mentre stava mangiando.
Poi riportò gli occhi sul mercenario che si stava rialzando, il quale ebbe appena il tempo di osservare il volto inferocito dell'orco, che questi lo afferro' con una mano per il collo appiattendolo contro la parete.
Tarbok, terrorizzato dall'essere che lo aveva bloccato, si dimenava in tutti i modi cercando di liberarsi della presa micidiale del mostro.
<<Perché hai ucciso l'oste?>> Grugnì Urk, squadrandolo in volto con lo sguardo.
Il mercenario non rispose, ma ebbe il tempo di recuperare un po' di lucidità, quel poco che gli permise di afferrare la morning star che aveva alla cintura e scagliarla contro l'addome dell'orco che, colpito alla sprovvista, lasciò la presa e indietreggiò portando una mano sullo stomaco e l'altra sull'impugnatura dello spadone.
Tarbok tentò di incalzarlo con un altro colpo sperando di non dare il tempo nè all'orco, nè a Devan lì vicino, di reagire, ma Urk spostandosi di lato, deviò il colpo con il braccio sinistro aprendosi uno squarcio che subitò cominciò a grondarsi di sangue.
Intanto aveva estratto lo spadone e seppur muovendolo con difficoltà, visto l'altro braccio colpito malamente, ne indirizzò la lama verso l'alto colpendo il mercenario di striscio sulla gamba destra, indi fermò la lama di fronte a sè, studiando Tarbok, Devan l'unico rimasto nella stanza oltre a loro due, e cercando di muovere il braccio sinistro, inutilmente...




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