Vorrei ringraziare Kantaròs per avermi fatto venire la voglia di scrivere... Ed ora, ecco il racconto:
Chapter 1: Oltre il sipario
Rani scostò il sipario con una mano e sbirciò nell'enorme stanzone.
Vuoto.
Da una finestra mezza rotta filtravano pochi raggi di luce che illuminavano debolmente lo squallido locale.
Le panche erano impolverate, le pareti scrostate di vernice ed il pavimento sudicio.
Vecchi poster pendevano dai muri, ormai scoloriti ed illeggibili.
I giganti non c'erano.
"Non c'è più nessuno?"
Una voce...Ah, era solo Nininì.
"No, nessuno..."
Da quanto tempo se n'erano andati?
Se solo avessero avuto il coraggio di guardare prima...Ora potevano andarsene. Dovevano avvertire gli altri.
"Andiamo a dirlo anche agli altri gli altri?" Chiese Rani.
Nininì annuì debolmente. tempo prima era caduto e gli si era scheggiato il collo; ora faceva fatica a muovere la testa.
Quando sarebbero andati fuori, avrebbe trovato un modo per riparare la sua amica.
Fuori, sarebbe andata meglio per tutti.
RIchiuse il sipario come poteva, prese Nininì per mano e si avviò insieme a lei alla Barca.
La Barca, enorme costruzione di cartone e carta velina, era tutto quel che rimaneva delle attrezzature di scena.
Una volta era appesa al soffitto, poi il cavo aveva ceduto e si era staccata. Era più sgangherata che integra, ma era la loro casa, si sentivano al sicuro lì.
Al pensiero che tra poco avrebbero dovuto lasciarla, gli si strinse il cuore, ammesso che ne avesse uno.
Tuttavia, non ne fece parola con Nininì. Lei sembrava contenta. per tutta la vita aveva sognato di uscire da quel posto, e tra poco il suo sogno si sarebbe avverato.
Scostò il pezzo di carta che usavano come porta, ed entrarono nella Barca.
L'interno era di cartapesta. L'umidità l'aveva afflosciato in certi punti e gonfiato in altri. Da alcuni buchi si intravedeva lo scheletro di legno di quelle strana nave senza mare.
Tutti gli altri erano lì, intorno a Capitano, che stava raccontando come tanto tempo prima era riuscito a fuggire dal tremendo mostro del mar nero.
Tutti sapevano che era una bugia grande come una casa, ma non gliene importava. Loro ascoltavano.
"Ah, eccovi! Dove eravate finiti?" li interrogò Nonna.
Nonna aveva sempre paura per tutti.
Paura che qualcuno si perdesse, che qualcuno si facesse male, che qualcuno inciampasse...Era un po' stressante, ma gli volevano bene, in fondo.
I due bambini raccontarono quel che avevano visto agli altri.
Dopo il racconto, silenzio.
Infine il capitano parlò:
"Bene, quindi volendo potremo uscire. Ora, dimmi, hai idea di come potremo liberarci di questi fili?" Chiese, alzando la mano di legno stretta da un cappio di spago.
Rani si rabbuiò.
Effettivamente, non ci aveva proprio pensato.
"Con questo" Affermò Nininì, tirando fuori il suo tesoro da una taschina del suo vestito logoro.
Si levò un coro di grida sbalordite.
un pezzo di vetro! Vetro!
Dove aveva trovato Nininì un tesoro simile?
Con pazienza, la bimba iniziò a tagliare il filo che imprigionava la mano del capitano.
E dopo, toccò all'altra mano.
E infine, ai cappi che gli imprigionavano le gambe.
Poi, toccò a Nonna. e a Ninfa. E a Rani. E a Drago.
Uno ad uno, furono tutti liberi da quei fili che li avevano sempre tenuti imprigionati.
Non erano più marionette abbandonate in un vecchio teatrino.
Ora erano persone speranzose alla scoperta di un nuovo mondo.
Uscirono dalla Barca, silenziosamente.
Ma quanti erano?
A Rani non era mai venuto in mente di provare a contare il gruppo. Ora, invece, gli sembrava una cosa terribilmente importante.
E se nel viavai qualcuno si fosse perso?
Erano tanti...Se nessuno se ne fosse accorto?
Non poteva tollerare che qualcuno di loro venisse abbandonato. Così si mise a contare.
Uno, due, tre, quatro (o forse si diceva quattro?), cinque...E poi?
Con orrore, si accorse di saper contare solo fino a cinque.
Dopo un po' decise che il gruppo era formato da circa tre volte cinque. Gli sembrava una buona soluzione.
Si avviò trotterellando dietro gli altri, verso un nuovo mondo, una nuova vita.
Sono graditi i commenti, naturalmente.